Quattro capitali: Vienna, Bratislava, Budapest, Belgrado. Decine di città, monumenti, ponti, palazzi e paesaggi. Centinaia di birre consumate in vivaci centri urbani o inquietanti osterie nella campagna magiara. Mille chilometri attraverso le tradizioni e le lingue. È un'avventurosa tappa del viaggio intrapreso dall'autore e dai suoi sodali «Forzati della strada» lungo l'antico Limes romano, a cavallo di una fedele «due ruote» vecchia di vent'anni, sulle tracce dei grandi viaggiatori - dagli antichi romani ai clerici vagantes medievali, dai poeti romantici all'autore più amato, Patrick Leigh Fermor. Da Vienna, la capitale dell'ultimo grande impero d'Europa, a Belgrado, teatro della sua ultima grande guerra, si susseguono scoperte e incontri: librai ambulanti, turisti sperduti, muse bionde, imperatori, contadini, patrioti e maghi. E diventano presente vivo gli scontri tra gli antichi romani e i popoli barbarici, i traumi mai guariti dell'invasione turca, i tristi resti del comunismo, le cicatrici dei conflitti balcanici. Intanto, le «cartoline» da un'infanzia di viaggi famigliari e sapori stranieri raccontano di Enrico in un altro passato ancora: quello che ha formato la sua anima girovaga. «Un viaggio nello spazio comporta sempre anche un viaggio nel tempo; si procede sempre sulle orme di chi è venuto prima di noi, e al suo stesso ritmo.» Il tempo è la storia di un'Europa ogni giorno conquistata. Lo spazio è quello attraversato con le ruote ma guadagnato con la mente. E il viaggio è una dichiarazione d'amore e d'appartenenza a un intero continente.
Bologna, anni Settanta: una città "né la più grande, né la più piccola", famosa per la sovranità della sua cucina e la piacevolezza del vivere. È da qui che prende avvio il racconto autobiografico di Enrico Brizzi, da un luogo situato fra la ribalda Terra della Piada e la concreta Terra del Pane: i due emisferi che costituiscono l'infinito paesaggio gastronomico dell'Emilia-Romagna. Un bambino curioso alle prese con i primi, e già familiari, sapori sarà acuto osservatore di sfide all'ultimo boccone tra le zie perennemente in competizione, finché le vicende casalinghe cederanno il passo alla scoperta, esilarante, delle più peccaminose tentazioni da bar: i gelati e le bibite industriali. Divenuto adolescente, si metterà in cerca di avventure, accompagnato da un'improbabile congrega di cuochi esploratori: la temibile squadriglia Coguari. Uno zio con la passione per la retromarcia in curva e per le bettole mefitiche sarà solo uno degli indiavolati episodi che precedono il periodo universitario: anni di improbabili sperimentazioni culinarie e interscambi di prodotti tipici tra studenti. Scopriremo se cento milioni di lire valgono l'adozione del regime nutritivo più rischioso del pianeta, "la dieta del laureando". L'età adulta, gravida di nuove abitudini alimentari, di ingannevoli occasioni professionali e di incontri unici, sarà portatrice anche di domande esistenziali: chi è l'enorme Catatapulci? E cosa mangia uno Psicoatleta? Arricchito, in coda, da un ricettario.
Parigi, 1938, Vittorio Pozzo, commissario tecnico della Nazionale, festeggia la Coppa del mondo vinta dall'Italia per la seconda volta consecutiva. «Nulla al mondo di più bello», afferma commosso. È l'apogeo del calcio italiano con i suoi campioni e le loro storie fantastiche: Meazza, il fuoriclasse nato poverissimo e diventato grazie al calcio l'uomo più popolare della sua Milano; il cannoniere Silvio Piola, sottratto in nome della ragion di Stato alla Pro Vercelli e consegnato alla Lazio; il 'Fornaretto' Amedeo Amadei e gli altri alfieri giallorossi che riusciranno infine a portare lo scudetto sulle sponde del Tevere; e ancora, il bolognese Biavati, imprendibile inventore del 'doppio passo', e lo scatenato triestino Colaussi. Mentre l'Italia tutta festeggia, ha inizio l'odiosa discriminazione razziale e i venti di guerra travolgono il pallone. La fortissima Austria viene 'annessa' alla Germania, in Francia i nazionalisti storcono il naso di fronte alla presenza dei primi giocatori arabi e neri fra i ranghi della Nazionale, in Russia le purghe decimano intere squadre, gli esuli baschi e catalani in fuga dalla Spagna di Franco si rifugiano a giocare in Messico. Quando la parola spetterà agli eserciti, i calciatori italiani saranno chiamati a mandare avanti sino all'ultimo momento possibile il torneo di Serie A, la 'distrazione di massa' che più di ogni altra dovrebbe garantire una parvenza di normalità al Paese prossimo a trasformarsi in campo di battaglia. Con la pace, ecco Valentino Mazzola chiamare il Toro alla carica rimboccandosi le maniche della casacca; l'epopea granata restituirà orgoglio e fiducia a un'Italia battuta, umiliata e smaniosa di riscatto sotto le nuove insegne repubblicane. I campioni del pallone sono gli spiriti benevoli che presiedono al 'meraviglioso giuoco', gli uomini che hanno regalato emozioni ai padri dei nostri padri e, così facendo, hanno accompagnato e reso unica la storia del nostro Paese.