17 marzo 1861. Concluso il tempo delle battaglie risorgimentali e dell'epopea, l'Italia trova espressione in un Parlamento che è insieme istituzione e prassi politica, cassa di risonanza per dibattiti infuocati ed espressione unanime della scommessa unitaria. A dar voce alla Nazione in fieri c'è anche Matteo Raeli, avvocato di Noto, reduce da una convinta adesione al liberalismo che lo ha portato a sperimentare la sconfitta della rivoluzione del 1848 e la solitudine dell'esilio. I suoi discorsi parlamentari sono l'espressione di questo impegno costante in direzione dello State e del Nation building, la testimonianza di una carriera di respiro "italiano" che non dimentica la centralità del Mezzogiorno, la rappresentazione più autentica di un uomo che affronta da protagonista le questioni cruciali della politica nazionale, senza mai smarrire la difesa della libertà e la coerenza ideologica e morale.
Il periodo che va dal 1861 al 1887 rappresenta una fase cruciale nella storia d'Italia. Si tratta del momento in cui si avviano i processi di State e di Nation bulding tipici dell'Ottocento europeo. Nel 1861 finisce la storia di un paese politicamente frammentato e inizia quella di uno Stato unitario che, nei venticinque anni successivi, dovrà affrontare enormi problemi economici, politici e sociali. Partendo da una condizione di complessiva e grave arretratezza, la nuova classe dirigente, di Destra e di Sinistra, riuscì comunque a raggiungere importanti obiettivi. Nel contesto di un sistema politico e costituzionale più avanzato rispetto a quello degli Stati preunitari, furono creati un mercato, un esercito e un sistema scolastico nazionali, una giurisdizione e un apparato legislativo uniformi e una rete infrastrutturale più moderna ed efficiente.