I quattordici anni della Repubblica di Weimar rappresentano una fase che lascia un'impronta decisiva sullo sviluppo di Ernst Junger (1895-1998). L'ufficiale del fronte della prima guerra mondiale pluridecorato, disilluso, si trasforma rapidamente in un acuto critico delle relazioni allora dominanti. In una serie di saggi sommamente provocatori, il giovane pubblicista fustiga spietatamente le piaghe della politica e della società e, ciò facendo, sviluppa l'alternativa radicale di uno "Stato nazionale, sociale armato e gerarchicamente articolato". Ben presto il ruolo di Junger sarà quello della testa speculativa del "nuovo nazionalismo" e la sua sarà una posizione di guida entro la cerchia della cosiddetta Rivoluzione Conservatrice.
Questo volume contiene: Introduzione (di Oreste del Buono); Cronologia; "Ma che cosa è quest'amore?"; "Se la luna mi porta fortuna"; "Giovinotti, non esageriamo!"; "Agosto, moglie mia non ti conosco"; "In campagna è un'altra cosa"; "Amiamoci in fretta"; "Cantilena all'angolo della strada"; Fortuna critica.
Gli ultimi papi (e anche Benedetto XVI nel suo discorso di Ratisbona, 12 settembre 2006) mantengono viva la necessità della filosofia come interrogazione radicale sulla condizione umana, al di là delle varie riduzioni possibili e oggi universalmente praticate (discipline formali, discipline sperimentali, utilizzazioni pratiche o tecniche); al punto che una filosofia radicale, anche se non cristiana, sembra loro meglio accettabile che l'impoverimento, la rinuncia a pensare che essi vedono nei vari storicismi e pragmatismi. Resta ovviamente aperta la questione se questo riconoscimento della ragione, l'affermazione della sua problematica ampiezza, debba passare attraverso la metafisica greca oppure prendere altre vie, finora peraltro scarsamente praticate. La posizione cattolica è nota, di ritenere cioè l'incontro con la cultura classica un evento di importanza decisiva, che non si potrebbe eludere o aggirare. Benedetto XVI a Ratisbona ha indicato, per condannarle, le varie forme di de-ellenizzazione possibili, per concludere che l'avvicinamento fra fede biblica e pensiero greco è "un dato che ci obbliga anche oggi": credo volesse dire che soltanto nella cultura classica (ad esempio nella tragedia greca) noi troviamo quella problematizzazione radicale della condizione umana, quell'interrogarsi circa il senso della vita e della morte, di cui il cristianesimo ha bisogno, ma che fa parte di una più generale umanità, di una antropologia fondamentale che oggi tuttavia sembra sul punto di cancellarsi, di scomparire.
GLI AUTORI
Guglielmo Forni Rosa (Bologna, 1938), insegna Filosofia morale e Antropologia filosofica nella Facoltà di Lettere di Bologna. Allievo di Felice Battaglia, ha pubblicato recentemente studi su Simone Weil, Jean-Jacques Rousseau, sul modernismo religioso in Francia tra la fine del XIX e il XX secolo. Partecipa al Dottorato in Scienze religiose dell’Università di Bologna e al gruppo di studio su Rousseau dell'Università di Parigi IV (Sorbonne). Tra le pubblicazioni più recenti: Il dibattito sul modernismo religioso, (Roma - Bari 2000) e per Marietti ha pubblicato il Destino della religione (2005) e L’amore impossibile (2010). Di prossima pubblicazione: Dictionnaire Rousseau. Anthropologie, Politique, Religion, (Montmorency, 2011).
"Dall'autunno del 1933 a quello del 1938 un giovane giornalista cattolico, allora di ventotto anni, Federico Alessandrini, dedicò una serie di articoli lunga e ricca (più di 350) alla vita internazionale, toccando realtà diversissime (dall'Austria alla Bolivia, dalla Germania alla Cina, dalla Francia all'URSS, dalla Gran Bretagna al Paraguay, dagli Stati Uniti all'Ungheria, dal Messico alla Cecoslovacchia, dalla Jugoslavia alla Svizzera). Il paziente lavoro del figlio, don Giorgio, ci permette oggi di seguirli uno per uno attraverso una serie di schede riassuntive, redatte con una capacità davvero non comune di sintesi e, assieme, di rispetto dell'originale nell'argomentare e nel lessico. Si tratta di un'occasione per riscoprire una personalità importante e ancora troppo poco nota nella storia del cattolicesimo italiano (dal 1946 al 1950 Alessandrini sarebbe stato direttore dell'organo dell'Azione Cattolica Italiana, "Il Quotidiano", nel 1961 vice-direttore de "L'Osservatore Romano" e poi dal 1970 al 1976 direttore della Sala stampa vaticana, e dunque primo portavoce ufficiale laico della Santa Sede)..." (Dall'Introduzione di Renato Moro)