Nel passato la missione voleva dire portare il Vangelo ai pagani. Ma l'Abissinia era terra cristiana fin dal IV secolo come Roma. San Giustino de Jacobis comprese che prima d'insegnare doveva imparare. Invece che imporre il rito latino, si fece insegnare a pregare nel rito gee'z. È venerato come il Padre di quelle genti. La sua missione fu, come il volo della fenice, un ritorno alle sorgenti perenni del Cristianesimo.
Giuseppe Cafasso (1811-1860) è stato, insieme a Giuseppe Benedetto Cottolengo, Giovanni Bosco, Leonardo Murialdo, uno dei grandi "santi sociali" torinesi dell'Ottocento. Non fu parroco, ma formò tanti parroci e preti diocesani tra cui Don Bosco: il suo merito storico è di essere stato formatore di formatori e di preti santi. Fu l'unico grande santo prete dell'Ottocento piemontese a non aver fondato congregazioni religiose: la sua fondazione, non meno importante e feconda, fu la scuola di vita e di santità sacerdotale realizzata con il suo insegnamento e il suo esempio. E' passato alla storia soprattutto come "prete dei carcerati", per la sua opera di assistenza misericordiosa nelle prigioni, anche nelle ultime ore dei condannati a morte. Per questo è stato proclamato patrono dei carcerati.
Nell’ottica storico-critica dei 150 anni dell’Unità d’Italia si situa anche il presente volume, che intende verificare, in analogia a quanto avvenuto a livello nazionale, e nel contesto del Mezzogiorno d’Italia, come si è sviluppato il rapporto dialettico fra Stato e Chiesa nella provincia di Caserta, di certo non privo di tensione, nelle fasi immediatamente precedenti l’Unità d’Italia e nei primi decenni del nuovo Stato.
La monografia, collocandosi in un contesto molto ampio di ricerca storiografica nell’ambito del Mezzogiorno d’Italia, e grazie ad un’ampia consultazione dell’Archivio di Stato di Caserta, esplora il rapporto tra il clero e lo Stato unitario nella provincia di Caserta (1860-1878) in cinque capitoli: 1. Il clero dal legittimismo borbonico all’opposizione verso lo Stato unitario; 2. L’opposizione del clero durante il governo della Luogotenenza; 3. Il clero reazionario e il clero liberale; 4. Il clero e i vescovi tra reazione e rinnovamento; 5. Il clero e l’opinione pubblica.
Dalla documentazione esaminata emerge che il rapporto fra clero e Stato unitario ebbe punte di asprezze molto dure, all’interno di tentativi piuttosto fragili di conciliazione. Tuttavia, anche nella provincia di Caserta si manifestò un certo rinnovamento, dopo il 1870, con una maggiore adesione al Papa, con la nomina di nuovi vescovi, con l’attenzione a nuove forme di vita pastorale e religiosa e con la ricerca di nuove vie per l’educazione dei ragazzi.