Una costellazione di immagini sfumate meditative, sognante poesia nuziale dell’amore tra Dio e l’umanità: così ho voluto raffigurare nella policromia di questo recital così ricco eppur essenziale, il mistero dei miracoli del Signore. Segni del Regno che viene, carezza del Dio vicino, ne ho voluto offrire una lettura vivace, coraggiosa, partecipata.
Il punto di vista è quello di uno spettatore del tempo: di quel “tempo intermedio” che è in fondo anche il nostro stesso stato “esodale”, il nostro essere in cammino verso un’eredità promessa e donata, attesa e già vissuta; un “tempo” di ieri e insieme di oggi, che solca i millenni e congiunge “sacramentalmente” l’esperienza dei testimoni oculari a quella dei nostri giorni affaticati e incerti. L’inno incastonato a mo’ di inclusione tra inizio e fine della rappresentazione traduce questo respiro che dissolve e riannoda spazio e tempo: “Venite con noi… è passato l’inverno!”. Un invito, dunque, a condividere la gioia messianica, ma anche un messaggio di ardente speranza: nel cuore della notte, è ancora possibile cercare le note silenziose della lode a Colui che ha abbracciato la nostra infamia per avvolgerla nel suo manto regale: “Alla tua ombra, Signore…”. È così che l’immagine si fa
icona, la poesia si fa preghiera, il canto si fa lode: la sequenza cinematica si arresta, le “pose fotografiche” bloccano il flusso narrativo e vi iniettano il respiro plastico di uno spazio simbolico. Ho deciso di commentare in questo modo le scene dei miracoli: attraverso un intreccio di mimica, meditazione poetica ed evocazione simbolica che
esalta sinergicamente i vari registri espressivi e li fa interagire. Al centro, il “miracolo-icona” di una conversione possibile: quello testimoniato dalla peccatrice, in un gioco chiaroscurale che avvolge il lucore opaco di un falso amore e lo trasforma, ai piedi del Principe del cielo, in ombra luminosa di un Amore vero. Qui che si arresta – ma solo
per innestare un circolo infinito di nuovo e sempre più “vero” amore – la parabola meditativa del recital: ai piedi del Signore, all’ombra del sepolcro che il suo Giorno ha inondato di luce. “Alla tua luce fugge la nostra paura; alla tua ombra, un canto si innalza nella notte. Non siamo più soli: Tu sei vicino. Alla tua ombra, Signore…”. Ringraziare
chi mi è stato accanto in questo lavoro è il più doveroso, ma anche il più ingrato dei compiti, soprattutto se a collaborare – come in questo caso – sono stati veramente in tanti. Volti amici, persone la cui opera si è spesa nel silenzio, con la discrezione e l’umiltà di chi sa servire ed amare senza chiedere nulla in cambio. È così che mi piace pensare a mia madre, fondatrice ed ispiratrice del Movimento Apostolico, testimone dell’amore del Crocifisso risorto, esempio di dedizione e di sacrificio; è così che penso alla mia famiglia, e particolarmente a mia figlia Bernadette, perla preziosa e cuore delle mie attenzioni quotidiane; è così, ancora, che penso a monsignor Costantino Di Bruno, Assistente ecclesiastico centrale del Movimento, guida e orientamento luminoso del nostro cammino di fede. Un grazie vivissimo a tutti… Un ricordo va anche a tutti i sacerdoti che mi sono stati vicini, a tutti gli aderenti che si sono prodigati per rendere possibile questa rappresentazione, a tutti i giovani che sono stati coinvolti – molti dei quali per la prima volta – e con il loro impegno hanno dato prova di amore grande per il Signore.
Il fatto di averli visti lavorare gomito a gomito, immedesimati nelle loro parti, rapiti dal mistero che sapevano di poter testimoniare con la recitazione, la danza, il canto o – assai spesso – con il lavoro silenzioso svolto “dietro le quinte”; è questa la più edificante
dichiarazione di fede, un dono che ci ha arricchiti tutti, senza eccezioni. Con loro, ho ripetuto entusiasta il sì di ogni giorno: il sì alla missione di annunziare e ricordare al mondo la parola del Vangelo, con coraggio e freschezza. . . con la gioia di chi ha scoperto, all’ombra dell’Altissimo, il tepore di un sole che non tramonterà mai
sulla storia degli uomini.