A cinquant'anni dal Concilio Vaticano II, una diocesi nel cuore d'Italia, la diocesi di Terni Narni Amelia, rilegge se stessa per il tramite degli spazi edificati ed arredati, con le chiese e i progetti di chiese dove edifici e dipinti concorrono a definire il vissuto liturgico della vita e il cammino nella storia di una comunità di fedeli che si scoprono pietre vive. Dal Grande Giubileo del 2000 con san Giovanni Paolo II, a papa Benedetto XVI e a papa Francesco: nella memoria presente di san Giovanni XXIII e del beato PaoloVI, il volume, presentato dal vescovo della diocesi, P. Giuseppe Piemontese, e curato da Mariano Apa, documenta il vissuto spirituale e pastorale, culturale e artistico, nella testimonianza di mons. Vincenzo Paglia che della diocesi di Terni Narni Amelia è stato vescovo dal 2000 al 2012.
Il volume ha il carattere d'un ampio e articolato discorso che conduce il lettore, a partire da una riconsiderazione storica degli sviluppi dell'arte e dell'architettura sacre, fino a conclusioni e richiami di natura teologica attraverso un continuo rimando tra fede, liturgia, figurazioni artistiche e architettoniche e coerente ricchezza simbolica ed espressiva di valori di fede. In questa luce il testo non intende sostituire altri notevoli studi odierni, né apportare un suo "novum", ma solo raggiungere lo scopo prefisso: sintetizzare i punti fondamentali dell'intera materia, offrendo agli studenti la possibilità di approfondire il rapporto arte-liturgia nel suo sviluppo storico e nel panorama dello sviluppo liturgico. Questo volume, in sostanza, secondo quanto preannunciato nel suo stesso titolo, affronta sia la 'storia' che i 'fondamenti' dell'arte e dell'architettura sacre ma li presenta in una forma adatta anche ad un pubblico di lettori giovani: a quegli studenti universitari che, con la loro curiosità e vivacità intellettuale, si afferma nelle conclusioni, hanno stimolato e orientato il lavoro ed ai quali il libro è dedicato ed, in prima istanza, destinato. Questo secondo volume è indicato per tutti coloro che desiderano o necessitano una migliore comprensione dell'arte e architettura sacra in Occidente, le quali sono inevitabilmente il frutto della storia del culto cristiano presentato nel primo volume.
L'esperienza della vita monastica è stata caratterizzata, sin dai suoi esordi nell'Oriente tardoantico, dall'abbandono di un ambiente di provenienza e dalla ricerca di uno spazio nuovo e alternativo, nel quale maturare un percorso di avvicinamento a Dio da compiersi in una situazione - spirituale e materiale di libertà dalle interferenze esterne. Questa ricerca ha prodotto da subito delle idee su come tale spazio dovesse distinguersi e proteggersi e tali idee si sono presto trasformate in esperimenti concreti su come i luoghi in cui i monaci andavano a stabilirsi (da soli o in comunità) dovessero essere organizzati. Tuttavia, per quanto votato a una vita di solitudine, il mondo monastico non ha mai potuto (né voluto) recidere totalmente i propri legami con il resto della società umana. Sin dall'inizio la struttura dei monasteri ha dovuto perciò assumere forme in grado di mantenere con essa canali di comunicazione. Questo studio percorre ed esamina le testimonianze, testuali e materiali, relative alla conformazione dello spazio dei monasteri, proponendo un excursus su come le diverse funzioni cui essi dovevano assolvere (di tipo religioso, politico, produttivo, assistenziale) sono state pensate e concretamente realizzate.
"Che cos'è il design? Come funziona il linguaggio degli oggetti di cui ci circondiamo? Quali relazioni lo legano alla moda, al lusso, alla pubblicità, all'arte, all'industria, alla nostra storia personale e collettiva? Il designer è un artista o un professionista, è un meticoloso risolutore di problemi o un egocentrico creatore di oggetti inutili? "In tutte le sue manifestazioni, il design è il Dna delle nostre società. Se vogliamo capire la natura del mondo moderno, è questo codice che dobbiamo esplorare." Gli oggetti parlano e, in un mondo sommerso di cose, il rumore di fondo è diventato così assordante che è giunto il momento di chiedere un po' di silenzio e lasciar parlare quelli che hanno seriamente qualcosa da dire: capitolo dopo capitolo, pagina dopo pagina, scopriamo quanto ci manchi una seria e approfondita cultura sull'argomento, quanto piacere ci sia nel conoscere attraverso gli oggetti, quanto possiamo coltivare noi stessi e la nostra stessa personalità circondandoci di oggetti, nei quali riconoscerci e ai quali affidare il compito di rappresentarci. Deyan Sudjic ci insegna ad apprendere questo linguaggio e ad ascoltare con giudizio critico, così da renderci più consapevoli del mondo nel quale viviamo". (M. De Lucchi)
Lo studio di Paolo Bedogni e la documentazione che esso offre, presenta un quadro completo e ragionato dell'evoluzione del luogo della penitenza sacramentale lungo la storia, esplicita le esigenze architettoniche e artistiche del nuovo rito, offre linee feconde di riflessione per l'attuazione, e presenta alcuni tra gli esempi più significativi di tale ricerca dopo il Vaticano II.
Appunti per un possibile viaggio attraverso le piazze. Riflettere sulla piazza significa intrecciare un ragionamento su come si organizza il tessuto urbano e l'architettura degli edifici che si affacciano su questi spazi, analizzando il vuoto e il pieno, con l'occhio dello storico e del critico, avendo la sensibilità per riconoscere le opere dell'artista creatore, nel corso della storia ma anche nel tempo presente. In particolare per le realizzazioni che risalgono ad oggi, sono state evidenziate una serie di proposte che in tutto in mondo ed in particolare in Europa e in Italia sono in grado di testimoniare il modo di progettare per ottenere risultati degni di attenzione e capaci di rappresentare lo spirito del nostro tempo.
Il volume contiene delle riflessioni, sotto forma di meditazioni spirituali, sulla basilica della Sagrada Familia, il maestoso monumento situato nel cuore di Barcellona (Catalogna) e consacrato alla Santa Famiglia di Nazaret. Di pari passo viene delineata la figura di Antoni Gaudí, il geniale architetto che seppe infondere in questo luogo sia la più pura espressione del suo talento, sia la sua fervente fede cristiana. Il libro si divide in tre parti come tre sono le facciate della basilica. Gaudí ebbe l'intuizione di portare fuori, sulle facciate della basilica, i retabli, quelle che in spagnolo sono le pale d'altare, raffiguranti i momenti più importanti della fede cristiana, prefigurando la proposta di papa Francesco di "una Chiesa in uscita", di uscire dalle chiese per andare verso le periferie.
"Le facciate parlanti" vuole essere il traguardo di una lunga ricerca, svolta in giro per Roma, di iscrizioni e motti che caratterizzano numerosi edifici pubblici e privati. Il cospicuo materiale raccolto, composto da informazioni storiche e fotografie a colori originali ordinate in singole schede per ciascun edificio, è stato suddiviso in più parti. In questo settimo e ultimo volume, che conclude la serie, vengono analizzati i tre rioni che si affacciano sulla riva destra del Tevere: Trastevere, Borgo e Prati. Per ciascun rione è presente una planimetria indicativa con l'ubicazione dei luoghi citati, un elenco degli stessi, una breve storia del singolo rione e le schede relative agli edifici con le facciate parlanti. Storia, curiosità e ubicazione dei motti presenti sulle facciate dei palazzi di Roma, alla scoperta di una saggezza popolare e allo stesso tempo letteraria che si è perpetuata lungo i secoli. Prefazione di Angelo Bucarelli. Contiene 325 foto a colori e 3 mappe. Realizzato in carta patinata e copertina plastificata con bandelle.
Se il ciclo dell'architettura moderna può essere consegnato alla storia, la cultura architettonica può smettere di riflettere su se stessa e riflettere piuttosto sullo scenario fisico mondiale. Il nuovo punto di partenza non deve essere un consuntivo delle esperienze passate, ma un giudizio obiettivo sul loro risultato complessivo: il paesaggio concreto, prodotto di tutti gli interventi avvenuti, delle proposte innovative di ogni genere e delle resistenze contrapposte. Il quadro che ne risulta, ben diverso dai programmi teorici che lo hanno originato, è la base per il lavoro da svolgere nel presente. È per questo motivo che tentare un'analisi ravvicinata dell'attualità architettonica riveste, oggi, un ruolo tanto importante. In questo volume Leonardo Benevolo offre un quadro personale e ragionato delle esperienze più recenti e invita i lettori a riflettere per proprio conto su quel che succede, per inoltrarsi a loro volta nell'ignoto futuro.
I totalitarismi del Novecento sono stati quasi integralmente liquidati. Sopravvivono fragili fasce di resistenza sui fronti politici, atteggiamenti emotivi non facili da qualificare che si sviluppano tra mitologia e folclore. Restano, soprattutto, tracce architettoniche vistose e magniloquenti, portatrici non solo di storia ma anche di cultura, spettacolo, mentalità. In questa chiave, i saggi qui presentati affrontano il problema della monumentalità totalitaria e delle sue svariate applicazioni in regimi diversi. I Paesi coinvolti non coprono, per ovvi motivi, tutte le possibilità che la situazione universale offre a chi si voglia occupare di rovine o macerie architettoniche, estetiche della politica, ideologie manifeste o criptate. I contributi raccolti nel volume riguardano Italia, Germanie (DDR e Terzo Reich), Cecoslovacchia, Jugoslavia, Unione Sovietica, Albania, Corea del Nord, Cuba. Letture, interpretazioni, indagini illustrate da immagini che coinvolgono architettura, cinema, antropologia, filosofia, storia culturale, cultura visuale, scienze umane.
La cupola della basilica di San Pietro è stata, da sempre, oggetto di letture acute ma settoriali che, prevalentemente, hanno indagato la struttura architettonica nel suo insieme. Poco risalto e scarse informazioni sono state date circa la conduzione del cantiere e le tecniche costruttive poste in opera e proprio questi aspetti, così poco indagati, vengono illustrati in quest' opera. La visione delle superfici architettoniche da punti di vista privilegiati, unitamente al confronto con le fonti mediate, alla ricerca d'archivio e alla raccolta iconografica ha permesso all'Autrice, mediante un lungo studio metodologico, di ripercorrere le fasi costruttive della cupola e restituirne la complessità storica, architettonica e decorativa, ma soprattutto le tecnologie e le scelte costruttive per essa adottate. Le indagini articolate hanno permesso di individuare e posizionare armature e cerchiature metalliche inserite in fase di costruzione, presidi lapidei e soluzioni tecniche che dimostrano la grande capacità e il ruolo concreto e innovativo operato da Giacomo Della Porta. Una serie di esami di laboratorio ha consentito, inoltre, l'integrazione dei dati acquisiti con lo studio documentario circa la provenienza delle materie prime e la preparazione dei materiali da costruzione.
La Bibbia ci insegna che a un certo tipo di architettura corrisponde un determinato linguaggio: rileggendo l'episodio della torre di Babele si comprende che Dio "costringe" gli uomini a dialogare. L'uomo cosa vuole esprimere quando si lancia nell'impresa della costruzione? Con la padronanza della tecnica vuole forse innalzarsi al livello del divino, mostrando di essere un creatore, o edificare qualcosa di importante che possa essere immagine del mondo?