Natale 1924, Genzano di Roma, cittadina all'epoca di circa 9.000 abitanti, sulla strada che da Castel Gandolfo va a Velletri. Un ragazzo da poco maggiorenne vede in chiesa una ragazza, di qualche anno più giovane di lui e se ne innamora. Come usava allora, Pietro scrive una lettera a Teresa, dichiarandosi ed esprimendole quanto sia rimasto colpito dalla di lei "cristiana condotta". Il cammino non sarà semplice, ma poco meno di nove anni dopo, per la precisione il 21 settembre 1933, i due giovani convoleranno a nozze, generando in seguito cinque figli. Quello che è successo nel mezzo è contenuto in un carteggio formato da più di 400 lettere che i due si sono scambiati durante gli anni di fidanzamento, trascorsi quasi tutti a distanza per ragioni di lavoro del promesso sposo. Rileggere oggi questa fitta corrispondenza fa entrare in contatto con una vita semplice, fatta di cose concrete e permeata continuamente dalla presenza del Signore Gesù, che accompagnerà i due giovani nel loro cammino verso il matrimonio. Riemerse dopo anni, perché usate da uno dei figli della coppia, frate francescano, per animare dei corsi per fidanzati, queste lettere sono una incredibile ricchezza, da far riaffiorare e da tenere presente nella nostra vita caotica di tutti i giorni, non per rimpiangere i bei tempi andati ma per verificare un metodo. Può l'uomo di oggi - nelle condizioni sociali, politiche, di comunicazione completamente mutate - imparare come fondare la sua vita sulla roccia, cioè sulla presenza del Signore? In queste lettere si respira proprio questo, impastato nelle semplici vite dei due protagonisti. E il viaggio è davvero affascinante.
Il "sentimento del tempo" pervade la terza "prova poetica" di Marco Garzonio. Dopo Siamo il sogno e l'incubo di Dio (2015) e I profeti della porta accanto (2017), il nuovo canto nasce nella sofferenza per il diffuso clima di disumanità (la «cultura dello scarto» di papa Francesco) e s'appella allo spirito della generazione dell'Autore, «nata con la guerra». Ad essa Garzonio dedica l'opera perché continui a «promuover la memoria, stupirsi, sognare, esser solidale, liberamente pensare» e «passi il testimone a chi già ci cammina a fianco e a chi solo l'amore riesce a immaginare». Chi non si arrende dispone degli attrezzi per resistere anche alle catastrofi e porre le basi di ogni Ricostruzione. Prefazione di Lucilla Giagnoni.