«Grande codice dell’Occidente», «giacimento culturale», «guida sapienziale», «libro-mondo», «grammatica dell’esistenza», «testo dell’essere nella storia e dell’esserci della storia», «specchio dell’invisibile volto di Dio»: l’elenco delle definizioni, sacre o profane, rigorose o evocative, potrebbe continuare. Nelle sue varie versioni, la Bibbia è il testo sacro per ebrei e cristiani; inoltre molte delle sue storie sono presenti nel Corano. La sua grande forza germinativa è attiva da secoli, oltre che nelle tradizioni religiose, nella cultura, nell’arte, nelle letterature, nella riflessione filosofica e politica, nella sfera civile. È possibile trovare il bandolo per raccontare il «Racconto dei Racconti», nella sua peculiarità di testo «rivelato» che rimanda alla fede, e di testo «secolare» che rimanda alla cultura? Sì, e il risultato sarà tanto più avvincente quanto più si terrà conto – come fanno queste pagine – che si è di fronte a un’opera nella quale le visioni di fede si esprimono attraverso un linguaggio radicato nella concreta esperienza umana. Troviamo infatti, nelle parabole e negli apologhi, nelle figurazioni, nelle vicende narrate, prove morali e materiali, conquiste spirituali, fraternità, inimicizie, fiducia, disperazione, cadute terrene, riscatti, e nel fondo un inestinguibile desiderio di pace.
Piero Stefani insegna Bibbia e cultura nella Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale di Milano ed è presidente del Segretariato Attività Ecumeniche (SAE). Fra i suoi libri ricordiamo «L’Apocalisse» (2008) e «Gesù» (2012) per il Mulino; l’edizione di Qohelet (Garzanti, 2014); «L’esodo della Parola. La Bibbia nella cultura dell’Occidente» (EDB, 2014); «La Bibbia di Michelangelo» (Claudiana, 2015) e «Sulle traccedi Dio» (Qiqajon, 2017).
Impalpabili, evanescenti, i sogni sono creature fragili, che svaniscono nella memoria pochi momenti dopo la loro apparizione. Sono nostri, li facciamo noi («stanotte ho fatto un sogno...»), e però questi grandi suscitatori di immagini, sensazioni, emozioni, visioni sfuggono completamente al nostro dominio. Il libro accompagna il lettore in un viaggio nella terra dei sogni, là dove abitano quelli degli antichi, quelli dei moderni, e quelli che da tempo immemorabile visitano le notti dell'umanità, perché comuni a tutte le epoche. Nitidi o vaghi, enigmatici, spaventosi quando assumono i contorni dell'incubo, confusi o assurdi, spesso sono più emozionanti di un film, più commoventi di una poesia, più comici di qualsiasi gag che la mente (conscia) possa escogitare, donano momenti di perfetta felicità oppure di scorato smarrimento. A differenza di noi, che i sogni li «facciamo», i Greci e i Romani li «vedevano»; per loro i sogni cadevano prima di tutto sotto l'organo della vista. Anche per questo il nostro viaggio è accompagnato da un ricco corredo di immagini che dispiegano il modo in cui i sogni sono stati «visti» da una miriade di artisti, dall'Antichità al Medioevo e al Rinascimento, dall'Ottocento fin dentro l'epoca contemporanea, a testimonianza dello straordinario potere germinativo della materia onirica, serbatoio simbolico inesauribile.