La vicenda della teologia trinitaria nel corso del XX secolo è strettamente legata all'evento del Concilio Vaticano II e al dibattito teologico che esso ha saputo suscitare. In quell'epoca, infatti, si sono verificati i cambiamenti più significativi che hanno determinato il rinnovamento di tutto il discorso trinitario, soprattutto in corrispondenza del ripristino o della riconsiderazione delle fonti bibliche e patristiche, non più viste come dieta probantio di un discorso elaborato altrove, ma considerate come i veri e propri fondamenti della riflessione trinitaria. Tra le fonti patristiche, un posto di rilievo spetta sicuramente al De Trinitate di sant' Agostino, opera che ha suscitato un ampio dibattito lungo tutto il XX secolo sia a livello del metodo seguito dall'Ipponate nel presentare la sua riflessione sia a livello dei singoli contenuti. Entro tale quadro di riferimento, il presente studio mette in evidenza due questioni principali: da un lato le diverse interpretazioni che sono state date del pensiero trinitario dell'Ipponate, verificando la consistenza di alcune linee storiografiche di interpretazione, al di là degli scherni che a lungo sono stati ripetuti, dall' altro una ricomprensione e un approfondimento delle tematiche proprie dell' attua le ricerca teologica, ponendo al centro della ricerca il pensiero di sant' Agostino e dunque rendendo possibile una valutazione più equilibrata del valore perenne e della novità che esso porta con sé. Dal punto di vista del metodo, le dimensioni privilegiate sono sostanzialmente tre: la prospettiva storica, una riflessione a carattere prettamente ermeneutico e la dimensione speculativa, confermando ancora una volta che il De Trinitate, per la sua poliedricità, non può essere avvicinato con un solo metodo o letto secondo un'unica prospettiva, se non si vuole ca dere nelle medesime difficoltà riscontrate nelle diverse interpretazioni che di esso sono state date.
L'opera teologica di Hans Waldenfels, nel vasto e pluriforme panorama della teologia fondamentale contemporanea, si accredita soprattutto per due motivi: da un lato, come pochi altri, egli ha saputo recepire in forma integrale e creativa il contenuto dottrinale e ispirativo della Costituzione dogmatica del Vaticano II Dei Verbum sulla divina rivelazione, sviluppando in particolare quella proposta di teologia "contestuale" che lo ha reso celebre a livello internazionale; dall'altro lato, innestando la sua riflessione sulle linee-forza del magistero conciliare, Waldenfels si è impegnato, in modo coerente e omogeneo, a svilupparne la prospettiva in relazione alla quaestio di fatto via via resasi più urgente nel post-concilio in riferimento al tema della rivelazione: il pluralismo delle religioni, come, in un famoso intervento del 1996, ha sottolineato con decisione l'allora cardinale J. Ratzinger. Per questi motivi la teologia di Waldenfels costituisce un importante e per certi versi imprescindibile punto di confronto per chiunque voglia oggi approfondire seriamente la teologia delle religioni e del dialogo interreligioso. La ricerca svolta con puntiglio, rigore e apertura d'orizzonti da Vincenzo Di Pilato offre in queste pagine un'esaustiva ricostruzione analitica che va di pari passo con un'acuta valutazione sintetica dell'intera opera di Waldenfels, privilegiando l'interesse per l'incontro tra la rivelazione cristiana e le grandi tradizioni religiose dell'umanità, e insieme propone un'opera originale, a partire dal confronto cordialmente sintonico e scientificamente critico con la ricostruzione e l'analisi delle molteplici articolazioni del pensiero di Waldenfels. Di Pilato offre così un quadro vasto e convincente in cui trovano adeguata sistemazione le tematiche di una collocazione teologica persuasiva e pertinente delle religioni nella storia della salvezza alla luce dell' ephdpax cristologico, di una criteriologia incisiva e produttiva per il loro corretto discernimento, di una delineazione coerente e significativa dell'identità per sé dialogica della missione ecclesiale.