«È mia profonda convinzione quindi che ogniqualvolta si presenti l'occasione di praticare dell'umorismo sia un dovere sociale far sì che tale occasione non vada perduta» Una parodia della storia economica antica e medievale, in cui il commercio delle spezie, specialmente del pepe, è identificato come il motore dello sviluppo economico grazie alla scoperta del suo potere afrodisiaco; la scherzosa teoria generale della stupidità, una delle più potenti e oscure forze che operano sui nostri destini. Due capolavori di soavemente perfido umorismo, una piccola pausa ironica dalle nostre afflizioni quotidiane.
La filosofia si è occupata e si occupa tanto di animali domestici, come il cane, quanto di animali più esotici, come l’ornitorinco, e persino di animali puramente immaginari ma dalle caratteristiche note, come l’unicorno, o come l’ircocervo, che, per chi non lo sapesse, di corna ne ha due e sfoggia barba fluente e spalle pelose. E’ tuttavia mancata sinora una trattazione rigorosa della supercazzola, l’invenzione di monicelliana memoria che potrebbe essere un animale o tante altre cose, o magari nessuna di esse. Questo succinto bestiario filosofico intende colmare la lacuna, e lo fa analizzando le affinità e le differenze profonde che accomunano e dividono cani e unicorni, ornitorinchi, ircocervi e supercazzole. Lo fa per divertire e divertirsi, ma anche per offrire al lettore non il significato della nostra esistenza (è chiedere troppo, e forse non c’è), ma più modestamente il significato di esistenza, ossia di quella caratteristica speciale che consente di classificare da una parte i cani e gli ornitorinchi, dall’altra gli unicorni e gli ircocervi, e le supercazzole chissà dove.
In confronto, Berlusconi era normale. Coi suoi doppiopetto, la sua faccia fintamente pensosa, la sua commovente devozione alla "bienséance". Ma Renzi? La camicia bianca con le maniche rimboccate, l'uso aggressivo dei social network, l'imitazione di Fonzie, la doccia gelata per i malati di SLA, l'eloquio infarcito di cool, smart e storytelling... In meno di un anno, Matteo Renzi ha cambiato lo stile e il linguaggio della politica italiana. Tra interviste, comizi, talk-show, libri scritti da lui o dai suoi ghost-writer, ce n'è ormai più che abbastanza per una fenomenologia: quella che Claudio Giunta ha affidato a questo saggio esilarante, spietato e, insieme, sorprendentemente simpatetico.
Scena prima, nel 14 d.C. Augusto è in ambasce: dalla sua statua è caduta la C di CAESAR (ma anche C = 100). È un segno funesto, gli restano solo cento giorni di vita. Scena seconda, 306 d.C. Un anziano senatore commenta ironico le nuove idee che i cristiani stanno diffondendo. E siamo all'epilogo, nel 396. A parlare è il nipote del senatore di prima. Roma non è più capitale, a difendere i confini adesso sono i barbari: un intero mondo sta scomparendo. Ci sarà un Rinascimento?
Un "divertissement", un guizzo anarchico dell'intelligenza. È così che si possono definire queste pagine nelle quali Cipolla abbandona gli austeri panni dello studioso e, giocando sul filo del paradosso e dell'assurdo, costruisce due brevi saggi: il primo, una ilare parodia della storia economica e sociale del Medioevo; il secondo, una sorta di scherzosa teoria generale della stupidità umana.