Le trasformazioni attuali della questione sociale richiedono un diverso modo di concepire il tema delle istituzioni, da svolgere sempre di più nella modalità della messa a fuoco di una produzione di spazi in grado di assicurare -alle emergenze/urgenze del sociale - una significativa loro soddisfazione, al di là dello stesso scontato richiamo al ruolo dello Stato. E in questa direzione che muove il testo di Fadini, attento a cogliere una linea di "istituzionalismo critico", lungo il Novecento, effettivamente alternativa alla riconduzione del complesso istituzionale alla figura - per richiamare Althusser - dell'"apparato ideologico di Stato". E allora in tale senso che si delinea il rinvio ad esponenti di un pensiero filosofico (e non) sostanzialmente "eretico", quali ad esempio Elias Canetti e Gilles Deleuze, capaci di fornire spunti di analisi ancora fertili in vista di una riflessione sulle nuove istituzioni possibili del movimento dell'autonomia sociale. Sullo sfondo di tutto questo si coglie un rinnovato interesse alle questioni politiche e ai complessi istituzionali che possono sostenere al meglio o comunque in maniera crescente la soddisfazione di desideri di apertura e libertà, di ciò che cresce - al livello delle pratiche di soggettivazione - sui terreni di un'esperienza sempre più problematica a causa delle situazioni contraddittorie, difficili, di un paesaggio socio-culturale in grande trasformazione.
Assieme al Cenacolo e a Santa Maria delle Grazie, l'attuale Casa degli Atellani è, seppur modificata nei secoli, l'unica traccia tuttora presente del quartiere sognato da Ludovico il Moro, e l'ultimo edificio dell'attuale corso Magenta che mantenga parte dell'aspetto che presentava durante il Rinascimento. Gli Atellani che l'abitarono furono grandi protagonisti della vita sociale e politica nella Milano al tempo degli Sforza, dinastia cui rimasero encomiabilmente fedeli fino alla fine, nella buona e nella cattiva sorte" Da Leonardo da Vinci a Ludovico il Moro, le loro biografie si mescolano a quelle di moltissimi protagonisti ed eventi maggiori e minori di quella storia d'Italia.
Fredric Jameson definisce l'opera di Roland Boer "uno straordinario tour de force" alla scoperta delle riflessioni che numerosi intellettuali marxisti hanno dedicato alla religione e alla teologia. Prendendo le mosse da pensatori classici quali Walter Benjamin, Antonio Gramsci e Louis Althusser, fino ad arrivare ad alcuni autori al centro del dibattito contemporaneo - Alain Badiou, Slavoj Zizek, Giorgio Agamben e Antonio Negri -, il progetto critico di Boer mira innazitutto a sviluppare categorie utili al rinnovamento del dibattito sul rapporto tra marxismo e religione. A guidarlo in questo lavoro è la convinzione, seguendo Marx, che la religione sia quella "coscienza capovolta del mondo" che il mestiere della critica deve ribaltare, riportare con i piedi per terra, rivelandone le forme e le funzioni ideologiche ma anche i complessi legami che essa intrattiene con i bisogni e i desideri dell'animo umano. Boer non intende riproporre un'analisi dei fenomeni religiosi come mere espressioni della "miseria reale", né proporre una riedizione di temi già esplorati dalla teologia della liberazione. E neppure si deve leggere il suo lavoro come una corrente marxologica interna a quella costellazione affatto disomogenea che è la teologia politica. La sua originalità e la sua forza stanno soprattutto nella capacità di portare alla luce l'inconscio religioso di tanta parte del marxismo occidentale. Con una postfazione di Antonio Negri.
Luca Baiada ricostruisce minuziosamente retroscena, intrecci, protagonisti e comprimari di una vicenda che ha segnato un punto di svolta nelle relazioni sociali, nei rapporti tra interessi economici e affarismo politico, prospettandosi come un vero e proprio modello per altre imprese in difficoltà. Come leggere altrimenti il caso Tirrenia, se la stessa Corte dei conti, nell'esprimere le sue preoccupazioni, fa riferimento proprio all'Alitalia? E come non cogliere nelle intenzioni dell'amministratore delegato della Fiat, ossia nella volontà di costituire una nuova società per aggirare i contratti nazionali, l'ombra lunga della stessa vicenda Alitalia, ombra che oggi sembra minacciosamente allungarsi anche su altre crisi aziendali? Dentro la preoccupante congiuntura politica ed economica che da qualche anno deprime e devasta il nostro paese, l'operazione Alitalia sembra costituire un esito conseguente e una sorta di paradigma per un capitalismo sempre più assistito e in preda al cannibalismo. Ritornare su quella vicenda, dunque, non significa guardare indietro, ma cogliere ciò che ci potrebbe prospettare il futuro se non saremo in grado di invertire la rotta.