Prendendo spunto dalle prestigiose Gifford Lectures, tenute nel 1989 con il titolo "La dimora del Divino nel mondo contemporaneo. La Trinità indivisa", "Il ritmo dell'Essere", alla cui stesura Panikkar si è dedicato per vent'anni, è considerata la sua opera più importante nel campo filosofico. Il tema di base è la struttura triadica o trinitaria della realtà, che comprende il Divino. l'Umano e il Cosmico. Questa prospettiva cosmoteandrica rappresenta un punto di unione fra cristianesimo, induismo e buddhismo. Nel descrivere la sua opera, Panikkar afferma: "Non sto cercando di dire qualcosa di nuovo. Non voglio contribuire alla alienazione prodotta dalla ricerca ossessiva di novità. La mia originalità, ammesso che esista, sarà quella di andare alle origini - non per fare archeologia o formulare interpretazioni anacronistiche [...], ma per propormi come cacciatore-raccoglitore dei nostri giorni, piluccando frammenti di vita dallo stupendo campo dell'esperienza umana sulla Terra". Alla fine, tuttavia, egli ammise i limiti nel raggiungere una tale grandiosa sintesi. Il capitolo nono, che riguardava la consumazione escatologica finale di tutta la realtà, fu omesso dall'autore e sostituito da un breve epilogo commovente in cui egli scrive: "Ho dovuto ammettere che le questioni ultime non possono avere risposte ultime, ma, se non altro, possiamo essere consapevoli del problema che abbiamo presentato. Ho raggiunto i limiti della mia comprensione, e qui mi devo fermare.
Il titolo di questo volume, che riprende quello del libro pubblicato nel 1964, intende sottolineare l’ambiguità della parola «religione», che al singolare rappresenta l’apertura costitutiva dell’uomo al mistero della vita, mentre al plurale indica le diverse tradizioni religiose.
Il filo conduttore degli scritti riuniti nel volume è l’invito che l’autore rivolge alle religioni a compiere uno sforzo comune (cosa che molti rappresentanti contemporanei delle tradizioni religiose stanno tentando di fare) per scoprire uno dei compiti fondamentali e permanenti della religione - e della laicità, intesa come secolarità sacra: aiutare l’uomo a raggiungere la sua pienezza.
Il volume include nella prima sezione, oltre al libro menzionato, vari articoli che approfondiscono il concetto di religione da varie angolature e sviluppano alcuni aspetti più universali della religiosità intesa come dimensione umana. La seconda sezione tratta delle religioni comparate e della filosofia delle religioni nell’incontro, mentre la terza abbraccia argomenti più specifici, fra i quali articoli che riguardano il corpo e la medicina, in quanto la religione «religa» non solo l’uomo a Dio, ma anche lo spirito al corpo.
Questo volume raccoglie l’insieme dei contributi di Julien Ries sulla religione manichea.
Lo studioso, che ha cominciato a occuparsi del manicheismo, suo primo e principale settore di specializzazione, nei primi anni '50, ha prodotto sull’argomento, in sessant’anni di ricerche assidue, una ragguardevole quantità di saggi, che rendono giustizia dell’importanza di questa tradizione universalista diffusasi nella tarda antichità e sopravvissuta sino all’epoca medievale, se si riconoscono come suoi discendenti diretti i catari, i bogomili e i pauliciani.
Ries si è concentrato particolarmente su due aspetti della ricerca, spesso combinandoli tra loro all’interno dei suoi testi: la storia degli studi e l’analisi letteraria e dottrinale delle fonti. Lo studio accurato della documentazione di provenienza egiziana, sia greca (come la biografia di Mani) sia copta (ad esempio la produzione catechetica ed omiletica), gli ha consentito di ricostruire nel dettaglio il primo periodo della vita del profeta babilonese, la complessa relazione con la tradizione giudeo-cristiana di cui era impregnato e la successiva elaborazione di un pensiero indipendente a carattere nettamente gnostico e - quanto meno in origine - fortemente antiritualista. Il libro aggiunge così un tassello importante per la nostra comprensione della dottrina manichea, specialmente nel suo rapporto con i testi del Nuovo Testamento e dunque con il cristianesimo.
Al cuore del messaggio filosofico e teologico di uno dei massimi pensatori viventi
Questo volume nutre l’ambizione di presentare, anche se in forma molto schematica, una visione della realtà, una cosmovisione, differente dalla cosmologia vigente nella cultura dominante. La visione trinitaria della realtà, infatti, non si limita alla concezione che si suole chiamare cristiana: è molto più ampia e universale. L’umanità ha sempre avuto consapevolezza, più o meno chiara, di un Mistero superiore, trascendente o immanente all’Uomo. Se ascoltiamo come l’umanità ha espresso la comprensione di se stessa e del cosmo, possiamo scorgere tre grandi visioni: la visione monista, la visione pluralista (in ultima analisi dualista) e la visione a-dualista sulla quale si basa la visione cosmoteandrica. Questa visione ci dice che la realtà non è formata né da un blocco unico indistinto - sia esso divino, spirituale o materiale -, né da tre blocchi o da un mondo a tre livelli - il mondo degli Dei (o della Trascendenza), il mondo degli uomini (o della Coscienza) e il mondo fisico (o della Materia) -, come se si trattasse di un edificio a tre piani. La realtà è costituita da tre dimensioni relazionate le une con le altre - la perichôrêsis trinitaria -, così che non solo una non esiste senza l’altra, ma tutte sono intrecciate inter-in-dipendentemente. La prima sezione è dedicata a uno studio generale sulla Divinità e a uno più particolare sui suoi volti (capitoli 1 e 2), la seconda sezione riporta un commento sulla Trinità cristiana e sull’Uomo come essere trinitario nella visione antropologica, ellenica e cosmica (parti prima e seconda).
A ricapitolazione della problematica viene introdotta una visione più ampia chiamata Trinità radicale, cioè la visione cosmoteandrica, descritta prima nel suo aspetto generale poi nella sua forma di spiritualità (sezione terza). Inutile dire l’importanza di questo volume in quanto tratta della visione universale dell’Uomo come microcosmo, immagine del Tutto, visione che riconosce all’Uomo la sua dignità in rapporto a Dio e al Cosmo.