I versi di Antonio Tarallo sapranno accompagnare la mente e il cuore del lettore all'incontro con la manifestazione del Volto di Dio, non in un'idea astratta, ma nel volto personale e misericordioso di Cristo Crocifisso e Risorto.
"Come ci si prepara a morire?". La domanda frontale che ha segnato ogni poeta, dalle inquietudini di Gilgamesh alle folgorazioni di Ungaretti, stigmatizza anche questo poema di Roberto Gabellini, dedicato all'"ultima marcia" del tenente Charles Péguy, fulminato alla testa dei suoi soldati il 5 settembre 1914. Il ritmo incalzante, la felicità delle immagini, la nitidezza della scrittura, fanno rivivere gli snodi esistenziali e artistici dell'autore del Mistero della carità di Giovanna d'Arco, nonché la sua vocazione da "irregolare" e la sua fede "ritrovata". Ma dalle arcate dei versi di Gabellini riemerge anche "il mondo di ieri": l'invasione della Francia, le tradotte dei soldati, quei sogni di gloria presto affondati nei fanghi delle trincee e della "terra di nessuno". "L'ultima marcia del tenente Péguy" è senz'altro un'opera coraggiosa, uno scavo sul senso della vita e sul mistero del dolore, che può essere capovolto d'improvviso dalla forza spiazzante della Grazia. Il testo, frutto anche di un lavoro di ricerca su fonti francesi mai tradotte in italiano, viene a colmare la lacuna, nella bibliografia italiana, sulla partecipazione di Charles Péguy alla prima guerra mondiale e sulla sua morte.
«Una grande prova della poesia di oggi. Qualcosa di vasto, di preciso e di radicale ci arriva nella voce di Susan Stewart, una delle migliori della poesia contemporanea degli Stati Uniti. C'è una vitalità suprema, colta nelle vibrazioni profonde e minime dell'esistente, nella memoria e nelle sue cavità , e nello sguardo che non si sottrae alle ferite della storia. La rete dei suggerimenti che le vengono dall'arte e dalla filosofia e la misteriosa, mobilissima rete del vivente trovano nella voce della poesia una sempre nuova corrispondenza. A ridare, con inquietudine e forza, il senso stupito di una presenza umana nel tempo e nel mondo» (pp. 200).
Davide Rondoni
Poeta e critico, Susan Stewart è nata nel 1952 in Pennsylvania. In poesia ha pubblicato Yellow Stars and Ice (1981), The Hive (1987), The Forest (1995) e Columbarium (2003) per il quale ha avuto il National Book Critics Circle Award. E' autore di svariati libri di critica letteraria e d'arte, tra cui il recente Poetry and the Fate of the Senses (2002) per il quale le sono stati assegnati il Christian Gauss Award e il Truman Capote Award per la critica letteraria, rispettivamente nel 2003 e nel 2004... Ha inoltre tradotto l'Andromaca di Euripide con Wesley Smith e con Brunella Antomarini poesie e prose scelte del pittore di Scuola Romana Scipione. Susan Stewart è Annan Professor di inglese alla Princeton University dove insegna storia della poesia, estetica e filosofia della letteratura. Dal 2005 è Chancellor dell'Academy of American Poets e membro dell'American Academy of Arts and Sciences.