Data di pubblicazione: Novembre 1996
DISPONIBILE : NON AL MOMENTO
€ 20,00
In questo libro Ferretti propone una puntuale rilettura dei testi kantiani, svolta principalmente intorno al tema dei rapporti tra ontologia e teologia. Il ritorno a Kant costituisce secondo Ferretti un passaggio obbligato per coloro che, all'interno del dibattito contemporaneo, intendono occuparsi del tema cruciale dei rapporti tra teologia, ontologia e fine della metafisica. L'autore precisa che, per cogliere fino in fondo gli spunti che la lettura dei testi kantiani può suggerire, occorre fare a meno delle tradizionali interpretazioni che ne sono state date; o per lo meno occorre rileggere queste interpretazioni con l'aiuto di filosofi come Heidegger e Levinas, il cui contributo fu fondamentale per la critica all'ontoteologia. Consultando anche in maniera critica gli studi che Heidegger e Levinas dedicarono a Kant, Ferretti individua nelle opere kantiane una vera e propria metafisica dell'ulteriorità, che si articola secondo il "modulo della ragione sul confine". Da questa prospettiva Kant appare il filosofo che, lungi dal cadere nel razionalismo o nell'idealismo, gioca a condurre il pensiero fino ai propri estremi limiti o confini (Grenzen), inducendolo ad aprirsi oltre se stesso. Kant si pose, nell'ipotesi di Ferretti, al limite tra la conoscenza scientifico-oggettuale e la sfera dell'ulteriorità propria della teologia. Nelle sue opere egli considerò inoltre la differenza tra i due ambiti di realtà, non raramente scegliendo di utilizzare un linguaggio di tipo analogico e simbolico, l'unico in grado di salvaguardare il mistero della divinità. A seguito di queste riflessioni Ferretti descrive l'ontologia kantiana della Critica della ragion pura - ricorrendo ai termini dello Heidegger di Essere e tempo - come una precomprensione ontologica della teologia. Negli ultimi capitoli, con l'aiuto delle interpretazioni svolte da Levinas circa l'opera di Kant, l'autore si propone di approfondire ulteriormente la questione, esaminando la relazione dinamica tra ontologia, esperienza religiosa e precomprensione etica della teologia.
In questo libro Ferretti propone una puntuale rilettura dei testi kantiani, svolta principalmente intorno al tema dei rapporti tra ontologia e teologia. Il ritorno a Kant costituisce secondo Ferretti un passaggio obbligato per coloro che, all'interno del dibattito contemporaneo, intendono occuparsi del tema cruciale dei rapporti tra teologia, ontologia e fine della metafisica. L'autore precisa che, per cogliere fino in fondo gli spunti che la lettura dei testi kantiani può suggerire, occorre fare a meno delle tradizionali interpretazioni che ne sono state date; o per lo meno occorre rileggere queste interpretazioni con l'aiuto di filosofi come Heidegger e Levinas, il cui contributo fu fondamentale per la critica all'ontoteologia. Consultando anche in maniera critica gli studi che Heidegger e Levinas dedicarono a Kant, Ferretti individua nelle opere kantiane una vera e propria metafisica dell'ulteriorità, che si articola secondo il "modulo della ragione sul confine". Da questa prospettiva Kant appare il filosofo che, lungi dal cadere nel razionalismo o nell'idealismo, gioca a condurre il pensiero fino ai propri estremi limiti o confini (Grenzen), inducendolo ad aprirsi oltre se stesso. Kant si pose, nell'ipotesi di Ferretti, al limite tra la conoscenza scientifico-oggettuale e la sfera dell'ulteriorità propria della teologia. Nelle sue opere egli considerò inoltre la differenza tra i due ambiti di realtà, non raramente scegliendo di utilizzare un linguaggio di tipo analogico e simbolico, l'unico in grado di salvaguardare il mistero della divinità. A seguito di queste riflessioni Ferretti descrive l'ontologia kantiana della Critica della ragion pura - ricorrendo ai termini dello Heidegger di Essere e tempo - come una precomprensione ontologica della teologia. Negli ultimi capitoli, con l'aiuto delle interpretazioni svolte da Levinas circa l'opera di Kant, l'autore si propone di approfondire ulteriormente la questione, esaminando la relazione dinamica tra ontologia, esperienza religiosa e precomprensione etica della teologia.