"È vero che si prendono più mosche con una goccia di miele che con una di aceto, ma predicando il Vangelo il sacerdote deve sempre tenere fisso al proprio orizzonte come Dio fatto uomo annuncia se stesso in modo chiaro e diretto, senza veli pietosi e pelose diplomazie, in modo particolare quando la verità non piace a chi la ode, tanto da ammonirci per tutti i secoli avvenire: "Guai a voi quando tutti gli uomini diranno bene di voi" (Lc. 6, 20). Seguendo l'esempio dell'uomo Gesù avremo la nostra croce, poi la nostra risurrezione, premio promesso e concesso a chi, senza paure e perniciosi clericalismi, lo ha veramente annunciato e servito dalla Stalla di Betlemme sino al Golgota, cercando di penetrare sempre più e sempre più in profondità il mistero d'amore dell'umanità e il mistero d'amore della divinità del Verbo di Dio fatto Uomo.
Il libro si apre con una domanda: «Ma perché gli angeli?». Angeli come messaggeri celesti, guide, custodi e consolatori degli uomini. Gli angeli, sino a poco tempo fa relegati nelle tenere fiabe per bambini, tornano a essere figure protagoniste del mistero della creazione e dell’incarnazione del Cristo Dio, che prende avvio da un dialogo struggente tra l’Arcangelo Gabriele e la Vergine Maria: «Ti saluto piena di grazia, il Signore è con te». E l’Angelo, messaggero di Dio e per lo stesso Signore Dio devoto custode della libertà che promana dall’Eterno, attese trepidante la risposta; attese il “sì” di Maria. Oggi più che mai la Chiesa, che è mistero e sacramento di salvezza, sembra avere particolare bisogno di una profonda teologia angelica, per il mistero di grazia che essa incarna e per la sua missione tra gli uomini.
Con quanta cura nel nostro cuore è la prima Enciclica del Sommo Pontefice Benedetto XVII redatta in forma di motu proprio, dove a molti anni di distanza dalla sua caduta in disuso si torna a usare il Noi. Un documento addolorato e vigoroso che delinea i principi generali per una riforma della Chiesa universale sorretta sul principio di fede.
"Non bisogna temere la sgradevole verità ma la gradevole menzogna, consapevoli che potremo essere chiamati a rendere conto a Dio non delle cose che si sono dette ma di quelle che si sono prudentemente taciute con curiale diplomazia. Il cristiano che parla dei mali della Chiesa mosso da dolore e amore può andare fino in fondo anche in modo duro, perché finirà col produrre bene prezioso. Il cristiano che parla dei mali della Chiesa senza dolore e senza amore farebbe bene a tacere, perché aggiungerà solo inutile male al tanto male che già la devasta. Il Vangelo non è né indolore né insapore, a volte sono quattro chiodi su un legno a volte una spugna imbevuta d'aceto. Il Vangelo si prende per intero, compresa croce e spugna d'aceto. Solo così si può giungere alla pietra divelta del sepolcro: non si risorge col Cristo senza essere stati crocifissi con Lui."
Muovendosi sulla duplice esperienza scientifica del fisico e del teologo l'autore guida il lettore nel complesso mondo dei rapporti tra teologia e scienza. L'opera chiarisce sin dalle prime pagine che molti scontri storici tra scienza e teologia nacquero da salutari dibattiti tra la vecchia scuola aristotelica e la nuova scienza che si stava ormai imponendo su una scolastica cristallizzata, creando utili contrasti nel dibattito di ricerca scientifica e teologica. Acquisita consapevolezza che il Creatore si serve d'ogni opera del proprio creato, nel XVI secolo cominciò a imporsi l'idea che scienza e teologia fossero due realtà e linguaggi distinti per mezzo dei quali Dio comunicava all'uomo manifestandosi con le sacre scritture come con la fisica e la matematica. Linguaggi che oggi appaiono meno diversi e più vicini, interscambiabili e a tratti quasi interdipendenti.