Il 5 dicembre 2017, nel tardo pomeriggio, Jean d'Ormesson detta alla sua segretaria le ultime righe del suo ultimo libro. Poi cena, tranquillamente, beve il suo cognac e va a dormire. Non si sveglierà più. Cosciente di aver concluso la sua trentottesima e ultima opera, "Una preghiera infinita", può alla fine allontanarsi da questo mondo che tanto gli ha dato. La sua ultima opera, il suo testamento filosofico e letterario, mette il punto finale a una riflessione che per anni questo autore gentile e discreto ha generosamente e sapientemente offerto ai lettori, che tanto lo hanno amato, e che ha offerto una serie di possibili risposte alle domande più fondamentali dell'essere umano: chi siamo? da dove veniamo? che cosa ci facciamo qui?
Conducendo il lettore lungo una morbida passeggiata verso l'origine del mondo, questo libro racconta la storia dell'universo. Jean d'Ormesson, che con questo suo romanzo-testamento scritto alla soglia dei novant'anni ha superato nelle vendite tutti i suoi precedenti e numerosi best-seller toccando in pochi mesi il milione di copie vendute solo in Francia, si veste dei panni di un detective metafisico e conduce un'appassionante ricerca tentando, con la sua consueta allegria e la sua ormai proverbiale leggerezza, di svelare il mistero del niente, e cioè del tutto, e proponendo ai suoi amati simili, tutti noi esseri umani, non solo una possibile interpretazione di questo insondabile mistero, ma anche una forse accettabile via d'uscita dall'abisso dell'incertezza che attanaglia tutti noi di fronte alla nostra inevitabile fine.
Nel 1923, a 36 anni, Jean Cocteau pubblica il suo primo libro di disegni. Il poeta ha ritratto i suoi amici Raymond Radiguet, Pablo Picasso, Erik Satie, Francis Poulenc, ma anche numerose scene di vita quotidiana parigina, i balletti russi di Nijinski, allegorie, caricature, immagini poetiche. Cocteau si rivela un bozzettista pieno di talento, ma soprattutto un artista capace di cogliere l'essenza dei volti, dei comportamenti, delle debolezze umane, con la profondità spietata di Georg Grosz e Otto Dix, ma anche con tutta la sua infinita, morbida dolcezza.
In quale salsa Gesù intinse il boccone che offrì a Giuda? A che ora ebbe inizio l'ultima cena? Chi la cucinò? Pesce, agnello o maiale? Arrosto o bollito? Vino bianco o vino rosso? Quali inni cantarono Gesù e gli apostoli dopo aver mangiato? Seduti o sdraiati? Chi pagò il conto? Quante Ultime cene con gamberi ci sono nelle chiese del Trentino? Quante ciliegie dipinse il Ghirlandaio nei cenacoli fiorentini? È vero che Leonardo era vegetariano? E perché riempì di anguille i piatti del suo Cenacolo? Chi fu l'unico artista a raffigurare la Pasqua ebraica? Perché Giuda veste di giallo? E perché ha i capelli rossicci? Che cos'è il "gomito rinascimentale"? Da dove arrivarono i gatti che compaiono sotto la tavola dei Cenacoli? Per quanti minuti deve riposare l'impasto degli azzimi? Perché i grilli sono puri? E perché le lumache no? Di quanto sono aumentate le porzioni della sacra cena negli ultimi mille anni? Chi ha dipinto la pagnotta più grande? Perché quasi tutti gli artisti hanno riempito di coltelli la mensa di Gesù? In quale Ultima cena appare il primo tovagliolo della storia dell'arte?
Un libro che con leggerezza e profondità spiega l'universo, la scienza, la filosofia e la religione. Che cos'è la vita e da dove viene? Come funziona l'universo? La vita ha un senso o è una parentesi tra due niente? Possiamo davvero sperare che ci sia qualcosa dopo la morte? Dai filosofi greci a Einstein e alla teoria dei quanti, passando per Newton e Darwin, sono tremila anni che gli uomini si sforzano di rispondere a queste domande. Con parole semplici e chiare, con rigore e leggerezza, Jean d'Ormesson affronta questi problemi eterni raccontando il favoloso romanzo dell'universo e degli uomini.
"Ci sono momenti in cui la storia sembra esitare prima di prendere le sue strade: Annibale quando decide di varcare le Alpi con i suoi elefanti per colpire al cuore Roma; Cesare sulle rive del Rubicone; il generale de Gaulle all'alba del 17 giugno 1940, quando sale sull'aereo che lo porterà a Londra, verso una resistenza che potrebbe apparire senza speranze. È uno di questi lampi che ho cercato di esplorare: l'istante in cui Napoleone, adorato dai francesi che ha portato fuori dall'abisso, decide di diventare Imperatore". Una sera d'inverno, nel 1803, al palazzo delle Tuileries, a Parigi: in scena Bonaparte e il suo secondo console, Jean-Jacques Régis de Cambacères, colui al quale Napoleone non nasconde niente. Al colmo della tensione tra spirito rivoluzionario e avidità di potere cerca di avvicinare il suo complice alle proprie convinzioni: costruire da solo la propria leggenda vivente, dimostrare che l'Impero sarà la Repubblica che sale sul trono. Utilizzando solo frasi realmente scritte da Bonaparte o a lui attribuite da documenti storici, l'accademico di Francia Jean d'Ormesson costruisce un'immaginaria conversazione del futuro Imperatore con Cambacères, poco prima dell'istante cruciale: tra le digressioni sulle abitudini alimentari di Napoleone e la discussione sul ruolo che la Chiesa deve ricoprire in uno stato, le previsioni sulla posizione francese nel grande scacchiere d'Europa, in queste pagine prende forma l'ambizione nel momento in cui si trasforma in Storia.