Conclusa nel 1953 l'esperienza da deputato nel Parlamento italiano, Igino Giordani può dedicarsi interamente al Movimento dei Focolari. La spiritualità dell'unità, conosciuta pochi anni prima, aveva preso completamente la sua vita e l'impegno totalitario accanto a Chiara Lubich gli sembra la risposta a un'esigenza che sente sempre più pressante: vivere per costruire concretamente l'unità, la pace, una convivenza ordinata tra gli uomini, una civiltà migliore.
Il fratello, dato alle stampe all'inizio del 1954, può, a buona ragione, essere considerato una tappa fondamentale del passaggio a una fase nuova della sua "nuova" vita. Rileggendo i Vangeli, gli Atti degli Apostoli e le opere dei Padri della Chiesa, inserendosi nel grande filone spirituale degli autori che più hanno celebrato la carità, Giordani recupera in queste pagine l'intera dottrina cattolica mostrando come, sul piano sociale, la fraternità, sola, sia capace di costruire rapporti realmente solidali e di risolvere le ingiustizie che affliggono il nostro tempo.
Il testo si struttura in sette capitoli - i primi tre dedicati alle Persone della Trinità, modello e riferimento per i rapporti umani, il quarto alle dinamiche che animano i comportamenti degli uomini, i tre finali, a loro volta, all'itinerario dell'amore fraterno che porta all'unità e alla comunione -, in un progressivo svelamento del potere trasformante della vita "nel" fratello, via per incontrare Dio e farne esperienza.
"Il Vangelo - il buon annunzio - scoppiò come una folgore sul mondo antico […]. Socialmente produsse un fatto inaudito: la fusione della religione con la morale, la costituzione della città degli uomini a vestibolo della Città di Dio". Con queste parole si apre l'analisi di Igino Giordani sugli aspetti principali della rivoluzione portata dal Vangelo nei rapporti sociali e nella vita della società: la struttura giuridica ed economica dello Stato veniva sovvertita dal principio dell'amore evangelico. Si tratta di saggi, letti alla Radio Vaticana e pubblicati sull'Osservatore Romano, in quotidiani e riviste cattoliche.
«Siamo usciti dal secondo conflitto mondiale, ma non dallo spirito di distruzione»: così esordisce 19ino Giordani nel prologo a Disumanesimo, scritto nel marzo del 1949. Malgrado la pace faticosamente riconquistata, infatti, Giordani denuncia profeticamente il pericolo di perdersi dietro alle utopie che pretendono di costruire il paradiso in terra, ma senza Dio, tentativo perciò destinato a naufragare nel piùignobile inferno. Richiamandosi all'agostiniana De civitate Dei, Disumanesimo rilegge la storia dell'umanità individuando tre "luoghi": La città di Satana, città dell'irrazionalità, luogo "bestiale", perché senza Dio -j La cittàdell'uomo - in cui Giordani intravede uno spiraglio di superamento dell'odio e della barbarie -; La città di Dio - dove Dio toma al centro della storia e, per questo, l'uomo diviene la ragione e lo scopo di ogni azione civile e la politica è intesa come vocazione e servizio. Una lettura lucida e, insieme, appassionata di un'epoca cruciale della nostra storia.
«Non è facile stendere una storia della democrazia cristiana, intesa come movimento. Si può stendere la storia della Democrazia Cristiana come partito. Senonché l'idea è anteriore al Partito, per il fatto stesso che è legata al cristianesimo. La democrazia cristiana è in sostanza lo sforzo di tradurre in una convivenza ordinata - in un ordine sociale e politico - i principi etici dell'evangelo» (dalla prefazione). Con queste parole Igino Giordani apre il suo saggio Pionieri cristiani della democrazia. Ma su quali principi si deve fondare una democrazia per potersi dire “cristiana”? Giordani li rintraccia nelle parole stesse del Vangelo: la dignità e la libertà della persona umana, l'amore come vincolo sociale, la solidarietà e l'uguaglianza, l'uso sociale della ricchezza, la dignità del lavoro, il rispetto dell'autorità, la relazione tra Stato e Chiesa. Un testo chiave per conoscere e comprendere gli ideali che hanno guidato l'appassionata avventura politica di Giordani. Un manifesto attualissimo ancora oggi in cui nel dibattito culturale italiano si torna a parlare dell'impegno dei cattolici in politica.