L'esperimento metodologico di Edith Stein che tentò di assumere le categorie metafisiche del pensiero di Tommaso d'Aquino senza abbandonare del tutto le categorie fenomenologie del pensiero di Edmund Husserl, viene qui valutato nei suoi esiti finali da Cornelio Fabro, autorevole interprete sia della metafisica di Tommaso d'Aquino che della fenomenologia di Husserl. In questo suo saggio del 1989, scritto prima che Giovanni Paolo II canonizzasse come martire Edith Stein, il pensatore friulano esamina con il massimo rigore epistemologico la consistenza speculativa della nuova filosofia cristiana proposta dalla pensatrice tedesca dopo la sua conversione dall'ebraismo al cattolicesimo. Fabro, pur riconoscendo ed esaltando la sincera passione per la verità che animava la santa (deportata e uccisa dai nazisti in odio alla fede), evidenzia il sostanziale fallimento del suo tentativo di conservare il valore realistico ed esistenziale della metafisica tommasiana una volta inserita nel contesto dell'analisi eidetica husserliana.