La parità di diritti tra i due sessi, la libertà della donna di lavorare fuori casa e di vestirsi come vuole sono dati ormai del tutto scontati e indiscussi, talmente radicati da escludere qualsiasi voce di dissenso. A pensarla diversamente possono essere solo gli ambienti del fondamentalismo islamico "fanatico"; oppure possono essere i Padri della Chiesa che, come si ritiene oggi, non avevano ancora sviluppato la consapevolezza della vera dignità della donna. Ebbene, questo libro si presenta come una voce di dissenso, anzi come un totale ribaltamento di prospettiva: non più dare per scontato che l'emancipazione femminile sia una conquista della civiltà, bensì ripensare la questione, tornando ad ascoltare la voce proprio di coloro (i Padri della Chiesa) che furono i più tenaci sostenitori della concezione patriarcale: si propone cioè di capire le ragioni di chi non la pensa come noi. Si offre al lettore la possibilità di accostarsi alla presuna "misoginia" dei Padri non con i solti schemi mentali di ogggi, per i quali "sottomissione", "clausura", "velo", "obbedienza al marito" sono cose necessariamente negative, ma con uno spirito di umiltà e rispetto.
Il saggio si prefigge di analizzare il tema dell'evoluzione spirituale nel pensiero del Padre della Chiesa orientale, definito "il più mistico di tutti". Un profondo conoscitore di Gregorio scriveva negli anni cinquanta: "Egli ha effettivamente provato quello che ha rappresentato e trasmesso agli altri, egli possedeva la experientia in alto grado". Questo studio si pone come riferimento obbligato per la figura del grande Cappadoce.