«La "Bella Signora" teneva nella mano destra, all'altezza del petto, un libro dalla copertina color cenere, mentre con la sinistra indicava verso i propri piedi, dove c'erano un drappo nero, simile a una tonaca, aggrovigliato in terra, e pezzi di un crocifisso, il medesimo che Cornacchiola aveva frantumato in un accesso d'ira rientrando in casa dalla Spagna nel 1939, ammucchiati di lato. Dopo aver coperto con la sinistra la mano che manteneva il libro, iniziò a parlare...». La storia, il messaggio e la profezia che le apparizioni di Maria alle Tre Fontane (Roma) consegnano ancora oggi al mondo e alla Chiesa, nel racconto di uno dei massimi esperti di apparizioni mariane.
La sintesi più fervida e accorata del pensiero mariano di don Tonino Bello. Un pensiero che riassume la sua visione della fede, della Chiesa, del mondo; un pensiero intriso di passione, partecipazione, tenerezza, lucidità. Trentuno titoli mariani, trentuno istantanee scattate alla Vergine di Nazaret: una litania per i nostri tempi, ricca di immagini splendide che nel testo si accompagnano ad ampi squarci di catechesi.
Scopo di questo volume è mostrare come le verità cristiane sulla Madre del Signore possono essere lette come un'illustrazione fedele del cammino spirituale di ognuno di noi. Spesso i dogmi che riguardano Maria ci sembrano astratti e lontani dalla vita, ma così non è. Dietro ogni asserto di fede sulla Madre di Dio si nasconde la perla preziosa di un moto particolare della grazia, di un desiderio divino di raggiungerci. Maria, con la sua esistenza e con i suoi misteri, può veramente essere la guida della nostra vita spirituale. Bisogna sempre ricordare, come emerge dalla devozione mariana, che su Maria non è importante sapere molto, ma assumere la sua forma spirituale con pazienza e tenacia. Se ciò avverrà, come scriveva san Luigi Maria Grignon de Montfort, «l'esperienza ti insegnerà infinitamente di più di quanto ti dico io». Il futuro è di chi ama la Parola. Ecco perché, nota giustamente l'autore di questo prezioso volume "mariano", nel nostro domani di credenti la giovane donna di Nazaret rimarrà sempre come Madre e come Discepola.
"Maria è stata una delle figure di riferimento nella mia ricerca di fede, proprio perché mi sono avvicinato a lei come alla madre dei discepoli. Ho imparato tanto, negli anni della mia giovinezza, dalle sue misurate parole e dai suoi gesti raccontati con immenso garbo dagli evangelisti, e la fede mi ha spalancato a una inattesa visione del mondo. Con Maria ho avuto un rapporto fatto di sguardi interiori e di cenni d'intesa, di presenza discreta e fedele: per me rappresenta, a tutt'oggi, una vera madre e una sorella spirituale."
Al capitolo 12 del libro dell'Apocalisse si descrive la lotta celeste al cui centro vi è precisamente una non meglio definita figura femminile. Chi è questa donna «vestita di sole, con la luna sotto i piedi e sul capo una corona di dodici stelle»? La tradizione l'ha identificata certamente in Maria. La questione è, però, più complessa. Una cosa è certa però: il racconto che vede protagonista questa figura femminile, in lotta con un "drago" e incinta, è un modo per narrare un tema profondo ed eterno: la drammaticità della condizione umana (e cristiana) nella storia. È, questo, il medesimo messaggio che incontriamo nell'apparizione di La Salette: c'è una lotta, nel tempo e nel mondo, che vede l'umanità in gioco; c'è una lotta in cui il male assedia e ferisce; e c'è, però, la possibilità di una vittoria definitiva del bene.
Quando affrontiamo la Passione di Cristo, quando leggiamo le pagine evangeliche che narrano la sofferenza del Messia per la salvezza del mondo, siamo al centro di un dramma che in un modo o nell'altro abbiamo sperimentato e che ci coinvolge: tutti abbiamo perduto qualcuno di caro; tutti abbiamo subito qualche ingiustizia; tutti sappiamo che cosa significhi una croce... Sarà lo stesso nel momento in cui porremo attenzione agli avvenimenti di Kibeho, alle apparizioni mariane e alle visioni accadute nel Rwanda diviso e spezzato da una guerra fratricida. Qui si incrociano, così, come anche si incrocia la possibilità di una redenzione, che passa dalla volontà di un Dio che perdona e dalla disponibilità dell'uomo alla conversione.
Durante le apparizioni, Maria lascia dei messaggi che i veggenti riportano - ciascuno nel proprio linguaggio e coerentemente con la propria cultura - e consegnano a noi. I messaggi non vanno a contrastare il valore unico della rivelazione biblica (né a quella rivelazione aggiungono nulla): potremmo dire che si pongono a fianco a essa, per aiutare a comprendere meglio, nel tempo in cui avvengono, quello che è già stato detto definitivamente. Così, anche Lourdes non può essere compresa se non nello specchio del Vangelo. Le visioni mistiche, le comunicazioni interiori, ovunque avvengano portano in sé una prospettiva evangelica. E solo il Vangelo può permettere di comprenderle fino in fondo.
L'episodio comunemente noto come "L'adorazione dei Magi" è raccontato solo da Matteo. Tra le parole di Maria nelle apparizioni e il silenzio di Maria nelle pagine matteane c'è una sorta di filo ininterrotto che può essere rintracciato nel tema delle lacrime. Varie sono le vicende di apparizione che avremmo potuto abbinare a quella della ricerca dei Magi, ma una ci è sembrata particolarmente significativa e capace di offrire un punto di vista originale: è quella che vede protagonista una suora dalla vita difficile e il suo Paese (il Giappone) che, per quanto riguarda il rapporto potere-fede, ha una storia particolarmente complessa.
Perché un parallelo tra le vicende che hanno portato alla coniazione della Medaglia Miracolosa e il primo miracolo e segno di Gesù a Cana, secondo il racconto dell'evangelista Giovanni? Quale legame possiamo cercare tra un evento in cui al centro sono delle nozze e la vita, in gran parte nascosta, di una suora come Caterina Labouré? La traccia è semplice, sottile, ma tenace: è quella che sta sotto il nome di "misericordia" e di una Madre che si fa segnale di quella stessa misericordia, che non è umana, ma divina. A Cana e presso la casa delle suore di Rue du Bac va in scena il medesimo spettacolo in cui l'amore di Dio incrocia le strade dell'uomo, le cambia, le risistema, le riavvolge e svolge di nuovo.
Non si può comprendere il cammino spirituale di Ignazio di Loyola, fondatore di quella Compagnia di Gesù in cui ha vissuto la propria formazione anche papa Francesco, se non lo si rilegge all'interno dell'esperienza del suo tempo, in cui l'ideale cavalleresco era punto di riferimento e modello per l'uomo. Ignazio, se da giovane si era dedicato alla milizia secondo il mondo, dopo la conversione restò, comunque, soldato di Cristo per tutto il resto della sua vita. Il volume racconta il cammino di Ignazio - soffermandosi in particolari su tre episodi a tema mariano: la visione di Maria col Bambino all'inizio del cammino di conversione, la notte di veglia davanti alla Vergine di Montserrat e l'importanza, per la Compagnia neonata, di un'icona che oggi campeggia nella chiesa madre dei Gesuiti, la cosiddetta Madonna della Strada - e presenta una breve antologia dei suoi testi.
Il cuore e la mente in Edith Stein - suor Teresa Benedetta della Croce dopo aver preso i voti - hanno camminato di pari passo, ancor più dopo la conversione, che avviene per intuizione innanzitutto e poi per cammino d'intelligenza, sempre umilmente pronta a adeguarsi a ciò che Dio chiedeva. Per comprendere Edith e anche la sua relazione particolare con Maria Vergine, va ricordato che, come la Madre di Cristo, era anch'ella ebrea per nascita. E che queste sue radici, abbandonate da giovane ribelle, le rintracciò pienamente proprio nell'abbracciare la fede cristiana e nel vivere da figlia di Israele e da carmelitana insieme, nel sacrificio di sé ad Auschwitz. Questo volume è un viaggio sulle tracce del rapporto tra Edith e Maria, anche attraverso i suoi scritti apocrifi.
Bernardo è, nella Commedia dantesca, colui che presenta Dante alla Vergine e definisce, in questo modo, la fine del suo cammino, la realizzazione di un intero percorso, il cui esito sarà l'inenarrabile visione trinitaria prima dell'uscita a «riveder le stelle». Nel Canto XXXI del Paradiso Bernardo si era presentato come colui che arde «tutto d'amor» per la Madre di Dio e nel XXXIII è sempre lui a innalzare il canto di lode della Vergine «Madre, figlia del suo Figlio». Perché questa scelta, da parte del Sommo Poeta? Perché Bernardo di Chiaravalle? Perché quest'ultimo è, nel sentire dell'epoca in cui Dante scrive, il teologo cantore di Maria per eccellenza.
Se Francesco, al culmine della propria esistenza, riceve le stimmate come sigillo della sua somiglianza con Cristo, Chiara alle soglie della morte riceve un abbraccio talmente intimo da Maria da non permettere più agli astanti di poter distinguere chi sia il modello e chi la copia. Come per la Poverella di Assisi la Madre di Dio è riferimento fondativo, così lo è per Francesco, al punto che entrambi vedono generati i loro Ordini proprio sotto la protezione della Vergine. In questo libro il lettore sarà accompagnato in un viaggio alla ricerca della spiritualità mariana di Francesco e Chiara, in un gioco di continui e affascinanti rimandi.
Padre Massimiliano Kolbe fu testimone pacifico fino alla morte e allo stesso tempo combattente indomito (fondò la Milizia mariana, i "soldati di Maria"). È possibile coniugare queste due icone? Sì, ma solo comprendendo lo spirito mariano di Kolbe. Ad Auschwitz egli accetta di perdere la vita e però continua a proclamare la fede. Queste pagine indagano le radici di questa capacità di parresia, di resilienza secondo la fede, scoprendo come fu proprio il suo amore per Maria a rendere per lui imprescindibile anche il perdono del nemico.
Il tema mariano in santa Teresina ha un posto alle radici stesse della sua conversione. D'altronde, Teresa vive la propria vocazione monastica in quel "Carmelo" che fin dalle origini ha una tradizione legata a Maria. Venerata come Regina del Monte Carmelo, la Vergine è la patrona dei carmelitani e di coloro che ne indossano lo scapolare. Non poteva, santa Teresina, che nutrire per Lei un culto particolare, di cui cercheremo nelle pagine seguenti di indagare le origini e la profondità.
La santa di Calcutta, che sempre abbiniamo al servizio e alla dedizione ai poveri, è stata una donna centrata su Maria, non a caso il sari bianco e blu, l'abito delle Missionarie, per attestazione stessa della fondatrice, è un preciso riferimento alla Madonna. In queste pagine è raccontato come dietro la devozione della piccola ragazza albanese che diventerà uno dei giganti del XX secolo, c'è una storia in cui Maria appare come guida nei momenti più difficili.
Opera Mariana e Trinitaria, il presente volume - secondo l'auspicio dell'autore - è un'opera di meditazione dei messaggi di Maria a Medjugorje, attraverso la quale «si sono ottenute bellissime preghiere con le stesse parole e sentimenti della Gospa, in linea con le parole di papa Francesco, che in una catechesi ha detto: "La Parola divina si è fatta carne e nella carne dell'uomo la Parola torna a Dio nella preghiera!-». A partire da questo spunto e dalla consapevolezza che le parole che possiamo rivolgere a Dio ci vengono esse stesse suggerite dallo Spirito, per poter essere parole di verità, Aldo Ottomanelli ci accompagna in un originale viaggio orante che attraversa i quarant'anni delle apparizioni medjugorjane. Ne viene un libro che accompagna i devoti a Maria (e non solo) in una riflessione sempre attenta e profonda e in una preghiera che tende alla contemplazione.
Questo volume descrive il rapporto tra Papa Benedetto XVI e la Madonna. Il racconto parte dal santuario di Altötting, sito nel cuore della Baviera cattolica, a sua volta circondata dal mondo protestante tedesco e mette in una prospettiva inedita la devozione di papa Ratzinger nei confronti della Vergine. Gran parte della devozione mariana di papa Benedetto XVI ha le sue radici proprio in quello spazio e da lì va compresa, con un'attenzione che fa onore al pontefice e alla sua caratura di teologo: nessuna teologia cristiana, lo dirà egli stesso, può sussistere se non si nutre della concretezza dell'Incarnazione. La Madonna di Altötting, che tiene in braccio suo figlio e lo presenta al mondo, è il segno preciso di una devozione che nasce da un pensiero profondo. La riflessione cristiana, ci insegna Ratzinger, deve stimolare la devozione a essere non solo cristiana, ma anche profonda, mentre la devozione deve insegnare al pensiero teologico che l'astrazione e la dimenticanza del culto dei piccoli non è strada possibile di redenzione.
Papa Giovanni XXIII è stato un pontefice che ha lasciato memoria profonda della sua capacità di intersecare il reale, la vita quotidiana, la storia con il pensiero della tradizione cristiana: ecco quindi un volumetto che racchiude la sua devozione mariana. Non si tratta di un rapporto astratto, lontano dalla propria vita e dalla realtà, ma un culto concretissimo, che ogni volta rimandava all'essenziale, coniugando la storia personale e le umili origini del pontefice, figlio di contadini bergamaschi, con la lucidità dell'uomo che aveva attraversato l'Europa intera come nunzio e pastore, fino a giungere alle soglie di San Pietro, da dove aveva potuto fare sintesi di tutta la saggezza dei suoi avi e di tutto il percorso di approfondimento che la vita gli aveva offerto.
Padre David Maria Turoldo apparteneva all'Ordine dei cosiddetti Serviti, i Servi di Maria. Recitare il Rosario facendosi accompagnare dalle sue riflessioni e provocazioni non è, dunque, soltanto una memoria della sua capacità di ricondurre sempre il Vangelo alla storia, alla vita concreta, ma anche il riprendere un filo mariano mai interrotto e, forse, per quel che lo riguarda, a volte lasciato comodamente nell'oblio. Così, le meditazioni che accompagnano in questo volumetto i misteri del Rosario ci spingono a fare i conti con la nostra storia: la preghiera si fa carne e i silenzi si accompagnano a quelli di molti, donne e uomini, che non hanno voce. Quello di padre David è un Rosario meditato con gli ultimi del mondo; un Rosario "politico", oseremmo dire, nel senso più alto a cui l'incarnazione ci spinge: quello di coniugare preghiera e impegno per la città.