Il commento esegetico e spirituale alle lettere paoline. Le due lettere a Timoteo e la lettera a Tito («Lettere Pastorali») sono scritti attribuiti dalla tradizione ecclesiale all'Apostolo, ma redatti posteriormente nell'ambito della cerchia paolina della successiva generazione cristiana. La singolarità di queste lettere, indirizzate a due pastori di comunità (Efeso e Creta), consiste in una raccolta di istruzioni e di ordinamenti che riguardano molteplici aspetti della vita ecclesiale: la preghiera, l'evangelizzazione, il primato della Sacra Scrittura, la custodia dottrinale, il periodo delle eresie incipienti, la successione apostolica e le funzioni ministeriali, la visione "familiare" della Chiesa, le situazioni sociali dei credenti, il ruolo ecclesiale della donna, il rapporto con l'autorità costituita. La Seconda Lettera a Timoteo è ritenuta il "testamento spirituale" dell'Apostolo, la cui missione prosegue attraverso il cammino dei credenti e dei loro pastori.
Scritto alla fine del I secolo, il Vangelo di Luca si caratterizza per l'abbondanza dei riferimenti all'Antico Testamento e la profonda conoscenza dell'ambiente ebraico e delle tradizioni e cultura del mondo mediterraneo del tempo. Chi era Luca? Era probabilmente un cristiano della seconda generazione, non un discepolo di Gesù ma collaboratore di Paolo; un uomo di grande cultura, inserito nel mondo ellenistico in cui probabilmente si è formato, ma altrettanto inserito nella fede di Israele. Scopo del lavoro è di essere una guida alla lettura del Vangelo. Viene perciò presentato suddiviso in brani, nella traduzione italiana ufficiale; dopo ciascun brano, seguono alcuni appunti di approfondimento.
Dai dubbi di alcuni studiosi sulle origini del testo, alla attualità pregnante del messaggio.
In occasione del cinquantesimo anno di sacerdozio, don Alterio ripercorre la sua avventura di prete non vedente. Nella presente autobiografia in forma di prosa poetica si delinea la storia di un'anima vissuta costantemente tra la nebbia incombente sui suoi occhi e la crescita interiore di una luce di insospettata preziosità. "Versi sciolti sgorgati", come egli scrive, "dagli abissi del cuore" attraverso i quali si rivolge al lettore sotto forma di confessione ad alta voce, di colloquio confidenziale e fraterno. Un "diario di bordo" che diventa così lo specchio di un'avventura meravigliosa piena di prove, ma ricca di stupore per l'incessante intervento di Dio nella sua vita.
La raccolta delle lettere di Paolo conserva due scritti indirizzati alla chiesa di Tessalonica, a quel tempo capitale della Macedonia e città importante per la posizione sulle vie di comunicazione. Scritta nel 50 o 51, la Prima lettera - la più antica lettera paolina e il più antico testo del Nuovo Testamento - racconta il primo annuncio del vangelo alla città, sostiene la fede e l'amore, e alimenta la speranza nel ritorno del Signore. La Seconda lettera - per la quale molti dubitano sull'autenticità -- incoraggia a perseverare nelle tribolazioni, in attesa del giusto giudizio del Signore, senza illudersi che il suo giorno sia già arrivato e senza trascurare il lavoro. Il commento esegetico e spirituale che accompagna i due testi paolini per la sua chiarezza e profondità offre illuminanti spunti di riflessione.
Un moderno commento alla Lettera di S. Paolo ai Galati, definita la Magna Charta della libertà cristiana". "
Intorno al 50 d.C. l'apostolo Paolo si reca per la prima volta a Corinto. La missione non sembra ottenere un grande successo, anzi, le continue situazioni di tensione nella comunità - la più turbolenta tra quelle alle quali ha annunciato il vangelo - e con lui, lo obbligano non soltanto a visitarla più volte ma anche a cercare di guidarla a distanza, con lettere, quando è impossibilitato a raggiungerla. Ha inizio così una frequente corrispondenza epistolare che non ha uguali con altre comunità con cui l'Apostolo era in contatto. In questo contesto si inserisce 2 Corinzi. È la più autobiografica delle lettere di Paolo. L'Autore difende il suo ministero dai diversi detrattori: riconciliato con Dio sulla strada di Damasco, è chiamato ora ad annunciare a chiunque il Vangelo. Nello scritto risalta l'io di Paolo con tutti suoi sentimenti e i modi di pensare. Una lettera che volutamente rifiuta lo stile retorico, per essere colloquiale e comunicare al lettore un messaggio di grande attualità: parlando di sé, Paolo delinea il modello da seguire nel ministero per chiunque e in qualsiasi comunità cristiana.