Una figura straordinariamente ricca di vita spirituale e di cultura, un filosofo dallo sguardo sensibile a tutte le realtà interiori, un esegeta dall'intelligenza fine e profonda, un vero maestro, il cui pensiero, sottile e complesso, non può fare a meno di interrogare, a tutti i livelli, chi si rende disponibile al confronto, che sia il semplice lettore o lo studioso esperto, grazie alla sua provocante originalità e coraggiosa lucidità. Questo fu, ed è ancora, Origene di Alessandria. Amato, odiato, frainteso, condannato e riabilitato, l'eredità che la sua immensa opera ha lasciato nella storia del pensiero cristiano si può, forse, sinteticamente riassumere con le parole del suo discepolo Gregorio il Taumaturgo: "...egli soprattutto ci insegnava a non limitarci all'esteriorità e all'apparenza, talora fallaci, false, ma ad investigare con diligenza la sostanza delle cose... affinché il divino Verbo non entri nudo, scoperto in anime indegne...". Queste parole non hanno perso la loro attualità per i lettori di quasi duemila anni dopo. Di fronte alla vastità della produzione origeniana (310 omelie, 320 libri), questo Dizionario si offre non solo come strumento indispensabile di orientamento nell'esplorazione dell'opera esegetica, omiletica e speculativa di Origene, ma anche come guida scientifica all'approfondimento del contesto storico e culturale in cui il Maestro di Alessandria visse ed operò. Vengono così a delinearsi, con dovizia di rimandi alle fonti e all'interno di un'ampia visione storica, i tratti fondamentali del pensiero origeniano, compresi quelli più problematici, che tanto scandalo hanno suscitato nella cultura cristiana dalle origini ad oggi. Frutto del lavoro di un'équipe internazionale di 27 studiosi, coordinati da Adele Monaci Castagno, corredato da ricche bibliografie che accompagnano ciascun lemma, e da un vasto apparato di indici, il Dizionario costituisce una sintesi felice di leggibilità e rigore scientifico, uno sguardo ampio e approfondito su tutto il pensiero, la cultura e l'opera del grande Alessandrino.
Tabù, contaminazione, sacrifici e sacerdozio al tempo dei cristiani: Origene commenta per la prima volta il Levitico. Il volume è il secondo ed ultimo dei due dedicati alle "Omelie sul Levitico di Origene", 16 discorsi pronunciati dal Maestro alessandrino a Cesarea di Palestina dopo il 245 e a noi giunti nella traduzione di Rufino del 400-404. Esso contiene traduzione e commento storico-filologico delle omelie 8-16 e dei Selecta in Leviticum, frammenti del Commento a scolii sul Levitico di Origene, di cui abbiamo notizia da Girolamo, qui per la prima volta in versione italiana. I frammenti sono stati posti a confronto con il testo rufiniano, in modo da valutare le modifiche e inserzioni ascrivibili a Rufino e quelle, del commento scolastico sul Levitico.
L'opera è indirizzata all'amico Ambrogio e a un meno noto Prototteto, ma coinvolge profondamente l'autore stesso, che aveva avuto esperienze indirette di martirio già in precedenza e considera il martirio un dono prezioso, che consente di seguire Gesù nel modo più compiuto. Nella prima parte espone i motivi per affrontare con serenità la confessione e la morte per la fede e dà consigli per non rinnegare, ma resistere durante la persecuzione (cc. 1-21); propone come modelli i martiri maccabei (cc. 22-27); descrive poi la natura e gli effetti del martirio, e propone ancora consigli e incoraggiamenti per chi deve affrontarlo (cc. 28- 51).
Pochissime scoperte di testi patristici possono competere col ritrovamento di 29 omelie di Origene (185-254) sui Salmi nel 2012. Una nuova catalogazione della Staatsbibliothek di Monaco ha messo in luce nel Codice Greco 314 la presenza di quattro omelie note in versione latina e venticinque inedite. L'attribuzione a Origene, oltre alla lista delle opere tramandataci da Gerolamo, trova piena conferma dai contenuti. Dopo l'edizione critica (Berlino 2015), la pubblicazione delle omelie in italiano è affiancata da un testo greco riveduto e da un approfondito commento. La raccolta omiletica più vasta di quel genio della Bibbia che è stato Origene ci documenta il suo cantiere esegetico principale: il Salterio l'ha accompagnato dall'inizio alla fine. Testo di rivelazione profetica, istruzione morale e nutrimento spirituale, i Salmi sono soprattutto per Origene l'espressione della voce di Cristo e della Chiesa, suo corpo mistico.
Pochissime scoperte di testi patristici possono competere col ritrovamento di 29 omelie di Origene (185-254) sui Salmi nel 2012. Una nuova catalogazione della Staatsbibliothek di Monaco ha messo in luce nel Codice Greco 314 la presenza di quattro omelie note in versione latina e venticinque inedite. L’attribuzione a Origene, oltre alla lista delle opere tramandataci da Gerolamo, trova piena conferma dai contenuti. Dopo l’edizione critica (Berlino 2015), la pubblicazione delle omelie in italiano è affiancata da un testo greco riveduto e da un approfondito commento. La raccolta omiletica più vasta di quel genio della Bibbia che è stato Origene ci documenta il suo cantiere esegetico principale: il Salterio l’ha accompagnato dall’inizio alla fine. Testo di rivelazione profetica, istruzione morale e nutrimento spirituale, i Salmi sono soprattutto per Origene l’espressione della voce di Cristo e della Chiesa, suo corpo mistico.
Il "Perì archôn" di Origene (185-254) è la prima opera giunta a noi in cui viene proposta una presentazione d'insieme del mistero cristiano. Il trattato intende fornire un'interpretazione delle principali verità del cristianesimo fondata sulla Scrittura, ma articolata in modo tale da inserirsi nella tradizione filosofica greca. Origene, con ammirabile onestà intellettuale, tratta i principali argomenti della teologia cristiana, Dio, le creature razionali, il mondo e la sacra Scrittura. Da una parte espone i contenuti della rivelazione, dall'altra conduce un'indagine molto libera e aperta sui punti non definiti dalla rivelazione perché gli amanti della verità possano dedicarsi alla ricerca della sapienza. Un'opera controversa sin dalla sua pubblicazione, che è stata comunque fondamentale nello sviluppo del pensiero cristiano.
La composizione del Commentario a Matteo si colloca nel periodo compreso tra il 244 e il 249, nell’ultima stagione della vita che Origene trascorse nella città di Cesarea di Palestina. Eusebio parla di venticinque tomi origeniani sul Vangelo di Matteo; di questi, la tradizione testuale ne ha trasmessi soltanto otto in versione greca comprendenti il commento da Mt 13, 36 a 22, 33. Opera della maturità, di grande originalità, ricchezza e complessità, portata a compimento al termine di una vita spesa nella riflessione, nel commento e nell’insegnamento della Parola, si colloca nell’ambito dell’attività didattica origeniana
"Il 'Dialogo con Eraclide' (d'ora in poi Dial) è un'opera di Origene rimasta sconosciuta fino all'agosto del 1941, quando, in modo del tutto inatteso, militari dell'esercito britannico ritrovarono alcuni papiri a Tura, una località egiziana a poca distanza dal Cairo. I papiri, dispersi nel mercato cairota, furono parzialmente recuperati grazie alla tenacia di due studiosi francesi, Octave Guérard e Pierre Nautin. Successivamente furono conservati e catalogati nel Museo delle Antichità della capitale egiziana. Apparve immediatamente rilevante l'importanza della scoperta di questo materiale, che conteneva estratti di opere esegetiche e apologeticbe di Origene e commentari biblici di Didimo il Cieco." (Dall'Introduzione)
Un prezioso commento alle Scritture, in prima edizione italiana, corredato da introduzioni e note di approfondimento. Il volume raccoglie per la prima volta in una traduzione italiana originale tutto quanto rimane dell'esegesi di Origene sul Libro del profeta Ezechiele, vale a dire 14 omelie nel latino di Girolamo e più di 200 frammenti greci di provenienza per lo più catenaria, molti dei quali tratti dal perduto commentario origeniano. Ogni omelia è preceduta da un'introduzione ed è puntualmente corredata da note di approfondimento. I frammenti corrispondenti alle omelie sono proposti in parallelo con il testo latino per evidenziarne somiglianze e differenze; per gli altri, sono segnalate in nota le frequenti affinità con il Commento a Ezechiele di Girolamo, che spesso ha attinto da Origene. L'introduzione generale presenta uno studio sui criteri di traduzione di Girolamo e un saggio sulla figura del profeta in Origene.
Continua
Nell'ambito della vasta produzione esegetica di Origene, il Commento alla Lettera ai Romani (composto tra il 243 e il 249 d.C. e noto nella traduzione latina di Rufino del 405-406) è l'unico testo esegetico giunto a noi integralmente. Origene sottolinea nella Prefatio la complessità del testo a causa del linguaggio a volte oscuro e contorto e per la quantità di temi trattati. Il testo origeniano è opera di indiscutibile valore per essere la prima di una serie ininterrotta di commenti ad una epistola da sempre considerata fondamentale per densità teologica e ampiezza tematica. La Legge, in particolare, è il tema più ricorrente nel Commento origeniano per l'importanza che riveste nella lettera stessa e per il contesto polemico in cui il commento si colloca. Prevale come per tutti i testi esegetici di Origene il metodo spirituale capace di cogliere in "senso interiore" del testo paolino.