«La politica è stata sospinta a trasferire e nascondere le decisioni nella "tecnica". Lo ha fatto come se si potesse ignorare che dietro ogni decisione c'è sempre anche un giudizio di valore. Possiamo renderlo esplicito, questo giudizio, facendone il cuore del processo democratico, elettivo e deliberativo. oppure possiamo nasconderlo, raccontando che non ci sono alternative. Qui sta l'origine della sfiducia diffusa. Qui il cambiamento radicale da compiere, attraverso pubblico dibattito, conflitto, alleanze, compromessi. Questi sono i passi del cambiamento, della svolta radicale di cui c'è bisogno. Per affrontare, per intersecare le quattro forme di subalternità da cui emanciparsi: di classe, di genere, di razza e ambientale».
«Viviamo una transizione che ci sta portando da una situazione epidemica a uno stato endemico del rischio di infezione. Una situazione ancora insidiosa, che richiede misure molto dettagliate e granulari, soprattutto sostenibili a lungo termine. la sostenibilità sociale ed economica delle misure di prevenzione e controllo sarà il fattore che determinerà la possibilità di ritornare a una vita normale nel prossimo futuro. Vaccini più sorveglianza: è questa la proposta che vogliamo condividere con voi. Perché sarà proprio la vostra persuasione informata che potrà fare la differenza».
Mai come oggi l'umanità intera ha condiviso negli stessi istanti la medesima tragedia, a prescindere da condizioni sociali e geopolitiche. Il virus si diffonde ovunque, come la rete. È potente, come la rete. Ma viaggia solo grazie a noi, e grazie a noi lascia tracce di sé proprio sulla rete. I miliardi di dati e informazioni pulviscolari che seminiamo nel web, se raccolti, interpretati e calcolati, possono essere cruciali per anticipare le mosse del virus, o per lo meno per tenere il suo passo e non arrancare. Il nodo è questo, e non riguarda solo la lotta al virus: il vero potere è oggi nelle mani di chi cattura e gestisce le nostre tracce online, e se si tratta dei tre o quattro colossi del web la democrazia latita. La pandemia, oltre al dramma delle morti, lancia un allarme più profondo: se vogliamo difendere la democrazia, è urgente riconsegnare il potere al pubblico, affidare la gestione dei nostri dati alle istituzioni, e parallelamente accrescere le nostre competenze digitali. Assumere un atteggiamento critico e consapevole nei confronti dei numeri che recepiamo passivamente e degli strumenti informatici che adoperiamo con disinvoltura: è questa l'unica arma che abbiamo per smascherarne la fasulla neutralità e riacquistare la nostra voce. Con un saggio di Andrea Crisanti. Prefazione Enrica Amaturo.
«La bufera del coronavirus ha scosso il mondo. In particolare l'Occidente ne esce indebolito, e bisogna domandarsi perché nelle società più avanzate e più ricche l'impatto del virus sia stato così devastante. Il fatto è che gli ultimi vent'anni di globalizzazione e di egemonia neo liberista hanno reso enormemente più fragili le nostre società. Non si tratta solo dell'indebolimento dei sistemi sanitari universalistici. Né soltanto della riduzione del welfare e della spesa sociale. Si tratta della crescita delle diseguaglianze e delle aree di emarginazione. Ma la crisi getta una luce impietosa su un altro aspetto non meno preoccupante. Cioè che società fragili, impaurite, prive di corpi intermedi e impoverite nelle loro basi culturali producono classi dirigenti sempre più casuali e improbabili». Con un saggio introduttivo su "La bufera del coronavirus".