Gli antichi attribuivano grande importanza alla prole e amavano i loro figli; valutavano però negativamente l'infanzia, imputandole ignoranza, mancanza di raziocinio, incapacità di autodominio e, soprattutto, incompiutezza. Il cristianesimo delle origini, nato in ambiente semitico e presto diffusosi nel mondo greco-romano, condivise sostanzialmente l'opinione corrente. Tuttavia, il ricordo di un Gesù attorniato dai bambini, feste in onore di piccoli martiri, una predicazione sempre più interessata al valore salvifico dell'infantia Christi suggerirono una diversa considerazione per la prima età, che cominciò ad essere apprezzata per le sue specifiche peculiarità. Il volume ripercorre il processo, talvolta tortuoso, che condusse infanzia e santità ad incontrarsi, proponendo un viaggio fra storia, letteratura, costume e iconografia.
È raro incontrare i termini "religiosa", "sacra" o "devozionale" tra i diversi aggettivi che accompagnano il sostantivo "fotografia". Si tratta di una tipologia non rilevata, a dispetto di un fenomeno che si presenta fin dalle origini di dimensioni rimarchevoli. Questo volume si prefigge di porre l'accento non tanto sulla fotografia come fonte per la storia religiosa, quanto sul suo utilizzo nei processi di promozione del culto dei santi e nella prassi devozionale: l'introduzione della macchina fotografica nella sfera del sacro e la sua evoluzione in una pratica di "massa" determinano l'inserimento dell'immaginario agiografico nell'universo mediatico in un processo di contaminazione tra sacro e profano. Il volume si caratterizza per un approccio marcatamente interdisciplinare in cui la prospettiva storico-religiosa e agiografica si confronta con la storia della fotografia, l'antropologia, la sociologia, la storia dell'arte.