«Tangentopoli era la malattia, e Mani Pulite la cura. Anche se quest'ultima, come spesso capita, si è rivelata più dannosa della prima». A trent'anni da Tangentopoli, siamo ben lontani dal progetto di ripristinare la legalità nelle istituzioni. I rimedi messi in atto coi processi di Mani Pulite si sono rivelati peggiori del male che dovevano curare: la corruzione non è diminuita, come dimostra il caso del Mose, anzi ha aumentato i suoi introiti. Ma l'effetto collaterale più pernicioso è stato portare la magistratura al controllo dei partiti e alla tutela del Paese, fino al punto di sovvertire il responso delle urne e modificare gli equilibri parlamentari. Un'investitura permessa dalla subordinazione codarda della politica, che ha voluto assegnare alle toghe un ruolo salvifico e dirimente. In questo modo alla divisione dei poteri, invocata dalla Costituzione, è subentrata invece la loro confusione pressoché totale. Quindici anni fa l'ottanta per cento degli italiani confidava ancora nei magistrati. Oggi, dopo gli ultimi scandali emersi nella Procura di Milano, le faide tra le correnti interne e gli innumerevoli episodi di protagonismo dei Pm, non solo la percentuale è crollata, ma a documentare la sfiducia dei cittadini è anche un mezzo milione di firme raccolte per il referendum «Giustizia giusta». Indipendentemente dalla formulazione dei quesiti, imperfetta e spesso incomprensibile, il messaggio sottostante è chiarissimo: occorre una rivoluzione copernicana del sistema giudiziario, perché il tempo sta per scadere. Siamo ormai all'ultimo atto.
La corruzione è endemica e universale, funzionale al mantenimento del sistema e, proprio per questo, ineliminabile, inestirpabile. Semplicemente, quando da fisiologica si tramuta in patologica, scoppiano gli scandali, fa notizia. Questa la tesi di fondo del libro, ampiamente e rigorosamente argomentata. La ripubblicazione di un testo come "Cleptocrazia", uscito per la prima volta nel 1994, rappresenta uno stimolante spunto di riflessione, incredibilmente attuale, sul tema. Certo, oggi la corruzione ha cambiato volto nel confuso scenario politico che abbiamo di fronte. Si sono disgregati i partiti, le grandi imprese non ci sono più, cambiano i rapporti di forza, si inverte la dinamica tra concussi e concussori. Tuttavia, vent'anni dopo Tangentopoli, i media continuano a essere sommersi dalle notizie di scandali finanziari, economici, politici, che sfociano persino in rivelazioni sulla collusione dei dirigenti pubblici con la criminalità organizzata. È davvero tramontata un'epoca?
"La manipolazione della vita, originata dagli sviluppi della tecnica e dalla violenza insita nei processi di globalizzazione in assenza di un nuovo ordinamento internazionale, ci pone di fronte a una inedita emergenza antropologica. Essa ci appare la manifestazione più grave e al tempo stesso la radice più profonda della crisi della democrazia. Germina sfide che esigono una nuova alleanza fra uomini e donne, credenti e non credenti, religioni e politica. Pertanto riteniamo degne di attenzione e meritevoli di speranza le novità che nel nostro Paese si annunciano in campo religioso e civile." La lettera di Pietro Barcellona, Paolo Sorbi, Mario Tronti e Giuseppe Vacca, di cui qui riportiamo l'incipit, non poteva non suscitare un acceso ed entusiasmante dibattito. In questo libro sono raccolte le prime risposte di credenti e non credenti, teologi, politici, filosofi, uomini di chiesa, impegnati a riflettere su una delle provocazioni culturali ed etiche più significative degli ultimi anni.