Pubblicato a Roma nel 1535, il "Democrates" di Sepulveda ha ispirato la rinascita dello stoicismo moderno. Testo polemico rivolto contro Erasmo e Machiavelli, il dialogo rispose alle inquietudini del tempo trattando del problema della guerra e della sua legittimità morale per i cristiani. Si poteva esercitare serenamente il mestiere delle armi tenendo conto dei precetti del Vangelo? Si poteva accordare l'etica antica e mondana della gloria con quella della pietà? Richiamandosi a Cicerone e ad Aristotele, Sepulveda respinse il pacifismo erasmiano, esaltò la potenza spagnola e replicò alle pagine corrosive di Machiavelli sul rapporto tra cristianesimo, decadenza politica e virtù militare. Il "Democrates", inoltre, costituì il primo momento in cui Sepulveda elaborò una dottrina della guerra umanitaria che servì come base per la legittimazione dell'imperialismo coloniale europeo.
Il volume propone l'edizione di un testo fondamentale per la comprensione dell'ampio dibattito svoltosi in età moderna sulla questione della "guerra giusta". La statura intellettuale dell'autore e la sua ricchezza argomentativa, che richiama e vaglia scrupolosamente le "opiniones" di numerosi autori della tradizione medievale e del pensiero moderno, fanno della "Disputatio De Bello" un punto di riferimento teorico non solo per ricostruire il dibattito sul "bellum iustum" nel pieno svolgersi dell'aspro periodo di conflitti che gli storici chiamano "secolo di ferro", ma anche per vedere all'opera il nascente diritto internazionale dell'età moderna, di cui Suàrez è considerato uno dei fondatori. Tra '500 e '600, in effetti, la riflessione giusinternazionalista fu chiamata a una nuova, avvincente e definitiva sfida. Nuove domande mettevano alla prova i capisaldi della dottrina del "bellum iustum": si dà la possibilità di una guerra "giusta" per entrambe le parti? L'intervento bellico 'preventivo' per soccorrere gli "innocentes" (quella che oggi chiamiamo "guerra umanitaria") è una "guerra giusta"? Quali azioni sono lecite "in bello"? Suàrez affrontò tutte queste questioni e, come attestano le pagine qui pubblicate, vi rispose con scrupolo investigativo e dovizia argomentativa, facendo della disputatio sulla guerra un testo di riferimento per il dibattito dell'epoca e una fonte indefettibile per la storiografia odierna.