Dall’alto della rocca Sillana, nel comune di Pomarance, si vede tutta la vallata. È il tramonto e il cielo si tinge di rosa. Sembra davvero di vedere l’anima della Terra dall’alto della sfera delle stelle fisse. La musica di Andrea alla chitarra e allo tzouras greco, di Luca alla batteria e di Francesco al pianoforte accompagna e sottolinea il canto di Ginevra. Sulla scena, un orologio a pendolo a segnare il passare del tempo e un alberello a indicare lo spazio terrestre, illuminati dalla luce bianca della Luna, mentre le stelle multicolori occhieggiano dall’alto del cielo… Musiche tradizionali del Mediterraneo innalzate da una terra fatta di colline, boschi e campi coltivati. Silenzi, pause, il ritmo prevaricante.
• IL LIBRO – Margherita Hack racconta il suo Novecento. Il fascismo, la rinascita del dopoguerra, la fine del secondo millennio. Un testo che indaga su tematiche sociali scottanti quali immigrazione/emigrazione, nuove energie, lavoro, corruzione e lo fa secondo il punto di vista delle due “stelle” Ginevra e Margherita, impegnate in un percorso di rinascita spirituale e di speranza contro i soprusi e le debolezze umane.
• IL DVD – Un film documentario con la regia di Andrea Salvadori liberamente tratto dall’omonimo spettacolo ideato e diretto da Francesco Magnelli. Un luogo mozzafiato: una rocca si erge sopra un rilievo roccioso e domina un territorio vastissimo fra le province di Siena, Pisa e Grosseto. Il racconto di Margherita Hack è “la memoria”, il canto di Ginevra Di Marco è “il motivo”, e nasce “il pensiero”, rappresentato in scena da un bambino. Ginevra canta canzoni come Amara terra mia e Malarazza di Domenico Modugno, Gracias a la vida di Violeta Parra, Montesole dei PGR.
Conobbi Adriana Zarri all'inizio degli anni Settanta a una conferenza su alcuni temi fondamentali espressi dal Concilio vaticano II. Era stata invitata da miei amici e in quell'occasione stringemmo amicizia con questa straordinaria donna monaco, destinata, attraverso gli anni, a diventare un punto di luce per tutti coloro che aspiravano a un rinnovamento interiore della Chiesa cattolica. Come è stato giustamente ricordato dopo la sua morte, è sempre stata una donna inflessibilmente libera nei confronti di ogni potere, sia politico che religioso. Nei nostri incontri ci raccontava del suo lavoro nell'orto e del suo amore profondo verso le galline, i conigli, le anatre e i gatti. Ha amato in maniera appassionata tutti gli animali: il suo volto, quando parlava di loro, si illuminava... Ciò che maggiormente ci colpiva in lei erano la sua serenità e unificazione interiore. Questa mia intervista vuole onorare una donna di straordinaria intelligenza e umanità.
Fecero l'Italia. E poi, indigesti e spesso incompresi, continuarono a combinarne di tutti i colori. I Mille di Garibaldi. I Mille dopo la Spedizione del 1860. Chi finì in Patagonia e chi a Sumatra. Un gruppo di lombardi deportato in Siberia, altri sbaragliati in Africa, in molti emigrati all'estero. Un direttore di giornale assassinato dagli anarchici, parecchi chiusi in manicomio, chi si suicidò in un fiume e chi con una rivoltellata, un ungherese ingegnere tentò invano di realizzare grandissimi canali, un tiratore scelto bergamasco finì a cacciar gatti e un suo compaesano risalì l'Italia con un teatrino di marionette. A Roma uno di loro fu il primo sindaco, un altro ormai ultraottantenne aderì più tardi al fascismo, l'unica donna fu ripudiata dal potente marito diventato primo ministro. L'ultimo dei Mille morì nel 1934. Per oltre settant'anni, dopo la Spedizione, i volontari garibaldini continuarono a dare filo da torcere. In questo libro, Paolo Brogi ricostruisce la grande diaspora dei garibaldini, la miglior gioventù di allora. Con Oreste Baratieri sconfitto ad Adua, Giuseppe Cuzzi prigioniero in Sudan, Febo Arcangeli nei campi di prigionia dello zar, Carlo Invernizzi sepolto vivo nel terremoto di Messina, Giuseppe Nuvolari contadino e accanito accusatore del nepotismo meridionale, Nino Bixio stroncato dal colera nelle isole della Sonda e altri duecento garibaldini seguiti nelle loro esistenze inquiete. Prefazione di Gian Antonio Stella.