L'autore
Romano Penna, nato a Castiglione Tinella (Cn), appartiene alla diocesi di Alba ed è laureato al Pontificio Istituto Biblico, dove ha anche insegnato. Autore di alcune monografie e di varie collaborazioni, è Ordinario di esegesi del Nuovo Testamento alla Pontificia Università Lateranense.
Il libro
I Vangeli sono libri di grande afflato spirituale e quindi testi-base per la meditazione, oltre che per la teologia.
Ma per chi vuole fondare sul sicuro questo tipo di risultati, essi devono essere anzitutto oggetto di studio tanto amorevole quanto rigoroso. È a questo livello che il cristiano esigente attuerà il suo più caro e impegnativo esercizio ascetico: per evitare insipidi luoghi comuni, per distinguere la pula dal grano, per verificare di persona il sapore dell'acqua sorgiva, riscoprire con gioia non epidermica la fede pura del cristianesimo primitivo e ricollocare con fermezza Gesù di Nazaret, «figlio del falegname» e «figlio di Dio», nel punto focale della fede della chiesa d'oggi.
L'Autore di queste pagine offre agli studenti e ai lettori del Vangelo una serie di appunti esegetici su alcuni brani significativi dei quattro evangelisti. Sono pagine che riflettono le sue lezioni universitarie, e quindi propongono anche un metodo di approccio, che è insieme storico-critico e teologico. La loro lettura richiede di essere accompagnata dal ricorso costante o al testo greco originale o ad una sua traduzione affidabile, su cui esse intendono ricamare e fare soltanto da contrappunto.
Il libro
«...Mi propongo di gettare un ponte fra il Nuovo Testamento e la letteratura cristiana antica, per mostrare la continuità fra i testi ispirati o canonici e gli scritti dei padri della Chiesa. Nonostante l'interesse o il fine così diverso del quarto vangelo e dei primi documenti patristici, si rileva la profonda sintonia in merito agli aspetti essenziali della personalità del Cristo, anche se ognuno di questi scritti contiene elementi dottrinali, molto originali e personali. Però in nessuno dei quattro documenti patristici esaminati traspare tutta la ricchezza e profondità della Cristologia giovannea; solo Ignazio martire si avvicina un po' di più all'affascinante dottrina del quarto evangelista. Tuttavia anche le Cristologie di questi Padri non sono prive d'interesse, perché ci presentano in modo originale l’uomo-Dio, nostro Salvatore e nostro Signore...».
Il libro
«Non puoi dire di conoscere un poeta se non conosci la sua terra». Potremmo parafrasare questa considerazione di Goethe affermando che non è possibile conoscere molti autori biblici senza penetrare anche nel loro humus, nella terra dello spirito da cui sono nati, in cui sono stati alimentati e da cui sono stati chiamati...
Questo volume è forse il più sistematico e vasto tentativo dì disegnare la grande tela delle coordinale storico-culturali dell'antico Medio Oriente ai fini di superare la convinzione ancora diffusa di una Bibbia simile ad un aerolitlo piombato dal cielo e rimasto intatto in una piccola regione orientale o quella di un Israele antico arroccato in uno splendido ed incontaminato isolamento spirituale. Il grandioso affresco che ora si distenderà davanti ai nostri occhi è, d'altra parte, dipinto cercando dì evitare un'altra tentazione, sottilmente presente in una certa apologetica classica, quella cioè di considerare i fermenti e le consonanze delle culture della Mezzaluna Fertile come prae-paratio evangelica, esclusivamente finalizzate a «preparare il vangelo»…
Si chiude anche il nostro itinerario essenziale nell'opera che ora affidiamo ad una lettura più sistematica e minuziosa. Sarà un avventura piacevole oltre che fruttuosa per la conoscenza dell'incarnazione storica dell'Antico Testamento. Preziose note didascaliche, ampie inquadrature storiche, sintesi tematiche, approfondimenti specifici, bibliografie ecc. sosterranno questa lettura. Sarà come attingere ad un tesoro che ha sfidato i secoli, attraverso una trasmissione fedele e amorosa, come dichiarava la finale della citata Satira dei mestieri: "Custodisci bene tutto quello che ho messo davanti ai tuoi occhi e a quelli dei figli e dei tuoi figli "»
(GIANFRANCO RAVASI).