Muovendo dall'analisi del rapporto tra storia ideale eterna e lingua eroica, che nella "Scienza Nuova" rinnova la tensione del "De antiquissima" tra infinito e finito, Vitiello mostra come Vico seppe vedere, dietro la storia spirituale dell'umanità, una più antica storia, naturale e sacra insieme, valendosi, nel narrarla, di tutte le risorse della sua straordinaria lingua barocca: la storia della nascita della "iconologia della mente" dal grido animale e dal terrore destato dal fulmine di Giove che apre il Ciclo e fa tremare la Terra. Legata profondamente alla tradizione platonica e neoplatonica, la genealogia vichiana della mente non solo anticipa molti temi della filosofia successiva, da Kant a Hegel, a Nicetzsche in particolare, e a Husserl e Heidegger, sino a certo naturalismo e biologismo contemporaneo, ma ne e, per molti versi, anche una critica "avant la lettre".