Di ritorno dal suo primo viaggio in Russia, Rilke vive un'importante fase di slancio creativo da cui nascono le "Storie del buon Dio" (Geschichten vom lieben Gott) scritte nel giro di pochissimo tempo, nelle notti tra il 10 e il 21 novembre 1899, come riferisce lo stesso Rilke. Influenzate dalle esperienze del viaggio russo le "Storie del buon Dio" narrano dell'infinito amore di Dio che per le proprie creature si strappa dal braccio la mano destra e la manda a incarnarsi sulla terra prendendo le stesse sembianze dell'uomo. La sua mano percorre la via dolorosa della Croce e della salita al Calvario, per poi fare ritorno presso Dio. Ma forse, come afferma il narratore a conclusione del racconto, la sua missione tra gli uomini non è ancora finita. Si tratta certamente di una prosa narrativa-fiabesca incentrata su Dio ma in una cornice di vita reale. È la prima ed unica volta che Rilke utilizza la fiaba come forma espressiva. Il libro consta di 13 storie dove i piani di lettura si intrecciano e si dispiegano nelle narrazioni: dalla critica sociale al senso della vita, dall'amore di Dio per l'uomo alla relazione con gli altri. Più in profondità assistiamo a sottili disquisizioni teologiche, certamente non prive di umorismo.
Si tratta di una breve antologia di brani scelti dai "Pensieri" e da altri scritti di Blaise Pascal che, nella sua struttura interna, traccia un sentiero di vita da tutti percorribile e che si dispiega in 6 tappe: I. Miseria e grandezza dell'uomo; II. Oltre la ragione; III. E allora, dove andare?; IV. In cammino verso Dio; V. Cristo, Dio degli uomini; VI. La vita di fede. Il testo intende prendere il lettore per mano per accompagnarlo, illuminarlo e condurlo a una nuova consapevolezza dell'esistenza attraverso l'uso della ragione. Una ragione che, già da sola, può comprendere la finitudine dell'uomo e nello stesso momento può aprirsi alla luce della Rivelazione cristiana per accogliere la venuta del Dio degli uomini in Gesù Cristo. "Noi conosciamo Dio solo attraverso Gesù Cristo. Senza questo mediatore è impossibile ogni comunicazione con Dio", ecco l'affermazione che fa del quinto capitolo del libro un vero e proprio atto del Pascal credente.