Il Concilio Vaticano II insegna che "i Vescovi, con la preghiera e il lavoro per il popolo, in varie forme effondono abbondantemente la pienezza della santità di Cristo", per precisare subito dopo come sia soprattutto con il ministero della parola che essi "comunicano la forza di Dio per la salvezza dei credenti". Grande rilievo, spirituale e pastorale, assume allora il messaggio rivolto dal Vescovo ai sacerdoti della Chiesa locale nel giorno del Giovedì santo. Egli vi illumina non solo la preziosa memoria della sacra ordinazione presbiterale ma pure i tratti della comune missione nella Chiesa, cosicché ciascun sacerdote possa percepirsi quale "saggio collaboratore dell'ordine Episcopale e suo aiuto e strumento." (Lumen gentium)
La questione del corpo è uno dei luoghi di più chiara emergenza della irruzione di una complessità troppo a lungo trascurata. Nelle scienze empiriche e in quelle matematiche, ma anche nella filosofia e persino nella teologia, troppo a lungo si è ritenuto che fare scienza, produrre conoscenza, significasse di necessità fare a meno del corpo. Questa pretesa non può farci dimenticare che il nostro rapporto con noi stessi, con gli altri e con le cose non è mai immediato e non è mai del tutto neutro. Non siamo pure interiorità che si rapportano a pure esteriorità, ma siamo un impasto di interiorità ed esteriorità, di dentro e di fuori, di spirito e corpo. Teologi, filosofi , storici, antropologi e filologi si confrontano su una questione cruciale per la nostra epoca.
Uno studio approfondito sul senso cristiano della salvezza dal punto di vista biblico, ecclesiale, liturgico. La categoria di salvezza sembra aver perduto ogni appeal, fino a scomparire quasi del tutto dalla lingua di tutti i giorni. Eppure la nostra si presenta come un'epoca caratterizzata da una pluralita' talvolta sconcertante di proposte di benessere e di salute che tendono a sconfinare tacitamente nell'orizzonte della salvezza, siano esse piu' o meno radicali, piu' o meno convincenti e suadenti. L'intento del volume e' dunque di interrogarsi, in maniera polifonica, sulla pertinenza e sul ruolo di una categoria preziosa ma dimenticata, antica ma tutt'altro che inattuale.
Che genere di sapere e' quello della teologia? La teologia ha un suo spazio all'interno del conoscere? C'e' ancora spazio per la teologia all'interno del sapere? E che genere di sapere e' quello proprio della teologia? E' un sapere che conosce ma che, a un tempo, ha anche il sapore della fede: e' - il gioco di parole del titolo puo' essere illuminante - un sapere che sa di fede". In queste pagine teologi e studiosi di varie discipline (dalla filosofia all'economia, dal diritto alla pedagogia) si interrogano sul moderno assetto del sapere in rapporto alla teologia. "
Un incontro interdisciplinare tra teologia e saperi a partire da una comune riflessione sul dato antropologico del mangiare. Osservava Simone Weil che, quando possediamo la bellezza, non desideriamo altro, ma ad un tempo desideriamo qualcosa di piu, senza assolutamente sapere che cosa: vorremmo entrare dentro la bellezza, vorremmo nutrircene. La bellezza, pero, si offre solo al nostro sguardo: il dolore piu grande e allora che guardare e mangiare siano due operazioni diverse. Nel mistero dell'Eucaristia la tradizione cristiana riconosce pero una Bellezza che non solo si offre allo sguardo, ma pure si dona per essere mangiata. In queste pagine biblisti, liturgisti, filosofi e letterati si confrontano su un tema centrale per l'esistenza e la vita cristiana.