Nel latino patristico e medievale la parola traditio è talvolta usata come sinonimo di traductio. L'ampia gamma di implicazioni, tanto ideologiche quanto socio-culturali, connesse all'idea di 'tradizione' nel lessico e nella coscienza culturale di età tardo-antica, medievale e rinascimentale le hanno consentito di correre parallelamente, e talvolta anche di sovrapporsi, alla nozione di versio o translatio e di indicare lo sforzo consapevole di preservare, nel corso dei secoli, un ricco patrimonio di testi e dottrine. La collana Traditiones presenta il testo originale (latino o greco) e la traduzione italiana, corredati da ampia introduzione, commenti e apparati, di alcune fra le più importanti opere della tradizione filosofica tardo-antica, medie vale e umanistica, nell'intento di assicurarne una nuova traditio. Il "Tractatus de praedestinatione et de praescientia Dei respectu futurorum contingentium", composto da Guglielmo di Ockham tra il 1321 e il 1324, costituisce uno snodo cruciale nelle discussioni medievali sul tema del fatalismo teologico e sulle questioni che vi sono implicate, come la conoscenza dei futuri contingenti e il compatibilismo tra prescienza divina e libero arbitrio. Raccogliendo e ripensando fonti di diversa provenienza, Roberto Grossatesta e Pietro Lombardo in primis, il Venerabilis inceptor sposta il problema sul piano epistemologico e linguistico, affrontandolo dal punto di vista di un'analisi proposizionale degli enunciati che parlano dei contingenti futuri. In questo modo egli affida agli strumenti dell'argomentazione logica e dell'indagine semantica il compito di sciogliere le implicazioni teologiche della questione, in una teoria che garantisca al contempo la prescienza di Dio e la libera volontà umana. Il principio della soluzione ockhamiana, che costituirà un punto di riferimento - pro o contro - nei dibattiti teologici del XIV secolo, consiste nell'intreccio tra analisi proposizionale e logica fidei, in nome di una soluzione pragmatica del dilemma compatibilista: come mostra il caso esemplare della profezia, gli enunciati della scienza divina costituiscono i postulati di una logica della credenza che poi procede da quelle premesse, attraverso una catena argomentativa, a formulare i precetti che guideranno i passi del cristiano nel mondo. Il volume rende disponibile per la prima volta al lettore non soltanto la prima traduzione in italiano del Tractatus, ma anche un ricco apparato di testi (le distinctiones 38, 39 e 40 dell'Ordinatio, i capitoli 7 e 27 della Summa Logicae, la quaestio IV.4 dei Quodlibeta, le Quaestiones in Libros Physicorum 41 e 44, il prologo della Expositio in libros Physicorum e un estratto dalla Expositio in Librum Perihermeneias Aristotelis) che consente di ricostruire in modo coerente una teoria ockhamiana della contingenza e di gettare luce su una nuova interpretazione del pensiero del teologo e filosofo inglese.
Nel latino patristico e medievale la parola traditio è talvolta usata come sinonimo di traductio. L'ampia gamma di implicazioni, tanto ideologiche quanto socio-culturali, connesse all'idea di 'tradizione' nel lessico e nella coscienza culturale di età tardo-antica, medievale e rinascimentale le hanno consentito di correre parallelamente, e talvolta anche di sovrapporsi, alla nozione di versio o translatio e di indicare lo sforzo consapevole di preservare, nel corso dei secoli, un ricco patrimonio di testi e dottrine. La collana Traditiones presenta il testo originale (latino o greco) e la traduzione italiana, corredati da ampia introduzione, commenti e apparati, di alcune fra le più importanti opere della tradizione filosofica tardo-antica, medievale e umanistica, nell'intento di assicurarne una nuova traditio. Nei primi mesi del 1523, i principati di Mirandola e Concordia furono sconvolti da un'intensa campagna persecutoria anti-stregonesca, che condusse al rogo, con l'accusa di illecito commercio con il demonio, sette uomini e tre donne. A pochi mesi di distanza da questi fatti, Gianfrancesco Pico, signore di Mirandola e nipote del più celebre Giovanni Pico, pubblicò la Strix sive de ludificatione daemonum (Strega o delle illusioni del diavolo), allo scopo di giustificare le condanne comminate. Inserendosi nel genere della letteratura demonologica seguita al Malleus Maleficarum (Il martello delle malefiche), la Strix ; offre la possibilità di esplorare i nessi tra il fenomeno della caccia alle streghe e alcuni temi fondamentali del pensiero rinascimentale (la crisi della gnoseologia aristotelica, il ritorno dello scetticismo pirroniano, la riflessione sulla potenza dell'immaginazione). L'ossessione demonologica che caratterizza la prima età moderna emerge così non più come un residuo irrazionale di un'età di trionfo della ragione, ma come snodo concettuale di particolare utilità per comprendere la filosofia del Cinquecento.
Magister regens di teologia a Parigi dal 1305, Giovanni Duns Scoto (1265/66-1308) si impegna nell'elaborazione di una terza versione del suo Commento alle Sentenze, nota con il titolo di Ordinatio. Il Prologo a quest'opera è una ricca introduzione alla complessità del pensiero scotiano. Come viene evidenziato da un confronto con i Prologhi delle due precedenti versioni, la Lectura e i Reportala Parhiensìa, in queste pagine Scoto condensa e puntualizza molti temi nodali della sua speculazione (il rapporto tra teologia e filosofia, il carattere scientifico-pratico del sapere teologico, la conoscibilità di Dio), con un approccio chiarificatore che testimonia l'avvenuta maturazione del suo pensiero. In quanto scienza pratica, la teologia estende le proprie competenze fino a includere la determinabilità dei contingenti da parte della volontà divina. I limiti dell'intelletto umano impongono però, rispetto alla maggiore apertura razionalistica documentabile nei Reportata, una subordinazione radicale della conoscenza teologica alla adesione per fede ai contenuti della rivelazione scritturale. Solo l'apertura alla dimensione soprannaturale del sapere consente di evitare lo scacco delle argomentazioni razionali e apre per l'intelligenza la possibilità dell'accesso a una visione estatica del vero, che per Scoto costituisce il massimo grado di certezza possibile. V.Ordinatio ha goduto di ampia fortuna presso le successive generazioni di teologi, in special modo per l'accento posto sui temi dell'accesso conoscitivo dell'homo viator al soprannaturale e per la valorizzazione della teologia come scienza pratica. Le novità del pensiero scotiano condizionarono infatti il successivo dibattito speculativo, non solo a Parigi (a partire dal commento sentenziarlo di Enrico di Harclay) ma anche a Oxford (da Guglielmo di Alnwick a Giovanni di Reading, a Guglielmo d'Ockham e i suoi seguaci).