Il volume, partendo metodologicamente dal concetto agambeniano di «potenza di non», propone una ricognizione del tema della negatività nell'estetica di Schopenhauer, in particolare in Die Welt als Wille und Vorstellung. La tesi che accompagna il presente studio è che la tensione tra la kantiana «conformità a scopi senza scopo» e la negatività del Wille schopenhaueriano costituisca la radice di una modalità riflessiva, che vede nell'arte il paradigma negativo di un uso e di una tecnica liberati dalla presa finalistica della conformità a scopi e capaci di far emergere la dimensione del possibile, il fondamento ineludibile di ogni operari.
Se con "immediatezza" la tradizione filosofica ha indicato qualcosa di semplice, che non richiede alcuna ulteriore fondazione, il pensiero dialettico ha rotto e rifiutato una tale semplicità ed autoevidenza, giungendo a mediare ciò che si pretendeva immediato. Attraverso un costante riferimento alla storia del concetto, Arndt affronta teoreticamente questo nodo concettuale. Nello sfaccettato panorama della filosofia classica tedesca, la critica hegeliana all'immediatezza rappresenta una svolta, che però - ad eccezione di Marx, il quale la accetta non senza una significativa variazione - sarà rifiutata da quasi tutti i successori di Hegel, le cui posizioni appaiono accomunate dal tentativo di riabilitare l'immediatezza. Attraverso rapide incursioni nella filosofia contemporanea, Arndt intende mostrare l'attualità della critica di Hegel e Marx all'immediatezza, centro di quel pensiero dialettico di cui, da più parti e forse troppo frettolosamente, si è annunciata la morte.