La storia di Damietta (historia damiatina) di Oliviero da Colonia è la fonte per la conoscenza non solo degli avvenimenti della quinta crociata dal 1218 al 1221, ma anche della struttura politica, degli usi e dei costumi del mondo islamico nella fase di transizione dopo la morte di Saladino. la traduzione della Historia Damiatina è qui proposta ai lettori interessati al tema delle crociate in un'edizione rinnovata. il testo di Oliviero è preceduto da una relazione che descrive la Terra Santa e la dinastia Ayyubide. queste fonti erano state tradizionalmente attribuite a Giacomo di Vitry, ma da tempo la critica storica le ha riportate all'opera di Oliviero. Il volume è arricchito da tre introduzioni critiche che fanno il punto su altrettanti aspetti: dalla tradizione dell'opera, oggi ritenuta più attendibile, alle tecniche di combattimento dei crociati, fino alla complessa situazione culturale dell'Occidente, diviso tra la volontà di combattere e lo slancio della predicazione. Non a caso, proprio a Damietta, si colloca il celebre episodio dell'incontro tra Francesco d'Assisi ed il sultano Al Malich.
Oliviero da Colonia fu scolastico della Cattedrale di Colonia (1201) in seguito tra il 1205 ed il 1216 predicò la crociata contro gli Albigesi e quella contro i musulmani. Combattè in Egitto tra il 1218 ed il 1222. Fu poi vescovo di Paderborn (1223-1225) ed in seguito Cardinale. Morì nel 1227
Riccoldo da Monte di Croce, frate domenicano, nell’ultimo decennio del Duecento viaggia in Terrasanta, Turchia e Mesopotamia, fino a Baghdad, cuore dell’Islam. Partecipa al grande sforzo evangelizzatore compiuto dalla Chiesa di Roma in Asia dopo le conquiste mongole, quando ormai gli Stati crociati sono in balìa dei Mamelucchi. Senza indulgere all’esotico, e col gusto scolastico per la controversia teologica, Riccoldo nel Libro della peregrinazione descrive Turchi, Mongoli, Curdi, Cristiani orientali e soprattutto i «Saraceni», cioè i seguaci di Maometto. L’incontro prolungato con questi ultimi – che fa di Riccoldo uno dei primi islamisti occidentali – provoca in lui stupore, disprezzo e sofferenza. Le speranze di conversione si rivelano illusorie. Le differenze religiose sono rimarcate per difendere la superiorità della propria fede, più che per convincere altri ad aderirvi. Nelle Epistole alla Chiesa Trionfante, scritte dopo la caduta di San Giovanni d’Acri, Riccoldo esprime l’angoscia di chi si sente abbandonato dal proprio Dio e sconfitto da una fede giudicata assurda e falsa. La storia non va verso una vittoria della “vera” fede? Negli scritti di un celebre missionario fiorentino, l’impegno e la fatica di darsi ragione dell’Altro.
1253. Munito di una lettera del re di Francia Luigi IX, il francescano Guglielmo di Rubruc parte per Costantinopoli e, spingendosi con una piccola spedizione verso Oriente, giunge fino a Caracorum, la leggendaria capitale dei Mongoli. Coraggio, ironia e senso della misura sorreggono Guglielmo mentre procede verso l'ignoto. Ospite alla corte del Gran Chan, è infine protagonista di una disputa teologica, in cui cristiani, musulmani e buddisti si sfidano, alla presenza del sovrano, sulle ragioni delle rispettive fedi: quasi l'ultima prova per lui, prima di riprendere la via del ritorno. Appena rientrato in Siria, fissa le tappe del viaggio in questo asciutto resoconto.
Caffaro (Caschifellone, ora Castrofino, 1080/81 - Genova 1166), fu per sei volte console di Genova e guidò la flotta genovese contro Pisa (1125) e contro i Saraceni (1146). Basati su ricordi personali o su fonti dirette e sicure, i suoi Annali genovesi, dal 1099 al 1163, sono un documento fondamentale della civiltà marinara e mercantile italiana e fanno di lui il primo storico laico di una città dell’Italia settentrionale la cui opera sia stata resa ufficiale dagli organismi di governo del comune.