Le storie di Peter Pan e di Harry Potter hanno a che fare col tempo, col suo potere corrosivo e determinante, col suo lavoro essenziale, oscuro ed enigmatico. Di conseguenza, è possibile leggere quelle storie come esemplari illustrazioni letterarie del ruolo che il tempo assume nella costituzione della nostra esistenza e della nostra identità. L'esito tradizionale di una tale lettura propone due modelli sostanzialmente inconciliabili: alla rabbiosa nostalgia che pervade Peter Pan di fronte all'ineluttabile processo di abbandono dell'età infantile, Harry Potter contrappone la celebrazione di un lungo e doloroso percorso di formazione. Tuttavia, un'analisi più attenta dei racconti e della loro struttura mostra come l'opera del tempo non possa conformarsi a questa logica così rudimentale. La risposta che le due storie propongono all'enigma dell'esperienza temporale consiste piuttosto nella messa in scena dell'inadeguatezza di quelle due figure schematiche. In quanto libri sul tempo, Peter Pan e Harry Potter raccontano del loro reciproco bisogno, dell'impulso che spinge ciascuno dei due racconti a completarsi nell'altro.