Il 2 agosto del 1667, Francesco Borromini, in preda ad un attacco d'ira si trafigge con la propria spada. Alcune ore dopo, il giorno 3 di agosto, ormai pentitosi di ciò che aveva fatto, morirà lasciandoci in eredità l'architettura che, insieme all'opera di Gian Lorenzo Bernini, costituisce l'essenza della Roma barocca. Il romanzo racconta le ore che trascorsero dal momento in cui Francesco Massari, fedele servitore e aiutante di Borromini, trova gravemente ferito il maestro alla sua morte, il giorno dopo. In questo lasso di tempo, parallelamente agli eventi che si succedono attorno al ferito, sfilano nella immaginazione di quest'ultimo i suoi desideri, le sue ossessioni, la sua convulsa relazione con Bernini - controverso collega - che si vanno a intrecciare con gli avvenimenti che segnarono la sua esistenza così come con le riflessioni sui temi dell'amicizia, del potere o della morte. Solo un profondo conoscitore della realtà plastica e umana poteva volgere uno sguardo tanto penetrante quanto ambasciatore di questi delicati temi. Il professore Arnuncio si trasforma così in un romanziere per pagare quel vecchio e nobile debito che unisce i discepoli con i propri maestri.