"La polvere sull'erba" è il primo romanzo di Bevilacqua. Nel 1955 Sciascia vorrebbe pubblicarlo, ma ritiene che possa provocare uno scandalo. Le vicende del Triangolo Rosso, ossia delle vendette incrociate fra ex partigiani ed ex repubblichini era materia troppo scabrosa per un'Italia desiderosa di dimenticare. Le vicende di Giorgio, partigiano sbandato; di Bianca Ghirardini, angelo e demone insieme, vittima delle sue passioni carnali; di Marco Ridolfi, acrobata della parola, eroe leggendario; di Rosa Balestri, infame torturatrice repubblichina; dei mitici "Strioni" e gitani; della toccante madre "Chimera", e di altri personaggi dalla vena ironica, si impongono per la loro forza espressiva e per la memoria e il presente cui rimandano.
Un artista stravagante abbandona l'eremo in cui si è volontariamente rifugiato, spinto dal desiderio nei confronti del mondo, e va alla ricerca di un'antica passione della gioventù, l'amata Giannina.
Memorie, esperienze vissute, invenzioni sensuali e sessuali: in questo libro l'autore riversa quell'idea di eros che i lettori hanno imparato a conoscere nei suoi romanzi e nelle sue poesie.
Il bilancio disincantato di un primo tratto di esistenza, uno studio sui sentimenti e sull'affannosa ricerca di avvenimenti per continuare a vivere. Nel romanzo sono inclusi i temi della contradditorietà dei rapporti umani, la magia onirica e visionaria e gli squilibri della società contemporanea.