"Il manicomio è un condominio di santi. So' santi i poveri matti asini sotto le lenzuola cinesi, sudari di fabbricazione industriale, santa la suora che accanto alla lucetta sul comodino suo si illumina come un ex-voto. E il dottore è il più santo di tutti, è il capo dei santi, è Gesucristo". Così ci racconta Nicola i suoi 35 anni di "manicomio elettrico", e nella sua testa scompaginata realtà e fantasia si scontrano producendo imprevedibili illuminazioni. "Raccolgo memorie di chi ha conosciuto il manicomio un po' come facevano i geografi del passato. Questi antichi scienziati chiedevano ai marinai di raccontargli com'era fatta un'isola, chiedevano a un commerciante di spezie o di tappeti com'era una strada verso l'Oriente o attraverso l'Africa. Dai racconti che ascoltavano cercavano di disegnare delle carte geografiche. Ne venivano fuori carte che spesso erano inesatte, ma erano anche piene dello sguardo di chi i luoghi li aveva conosciuti attraversandoli. Così io ascolto le storie di chi ha viaggiato attraverso il manicomio non per costruire una storia oggettiva, ma per restituire la freschezza del racconto e l'imprecisione dello sguardo soggettivo, la meraviglia dell'immaginazione e la concretezza delle paure che accompagnano un viaggio". (Ascanio Celestini)
"Parole sante", il primo film di Ascanio Celestini, racconta le storie e le vite dei lavoratori dell'Atesia di Roma, società leader nei call center. Sono loro, i lavoratori precari con stipendi da 500 euro al mese e nessuna certezza, i protagonisti della denuncia di Celestini, con le loro facce, le loro parole, le loro rabbie. "Il film l'ho fatto per dire che il lavoro precario non esiste. Esiste il lavoro illegale, quello dove si assumono lavoratori a tempo determinato con contratti che non rispettano la legge, nemmeno la famigerata 30. E di questi lavoratori ce ne sono - le cifre sono vaghe - dai 2 ai 4 milioni... I sindacati di sinistra sull'Atesia hanno preferito mediare piuttosto che usarla come un laboratorio. Perché la scelta dei lavoratori di autorganizzarsi e ribellarsi è importante. Hanno dimostrato che alzare la testa si può, hanno fatto ciò che dovremmo fare tutti. Ricostruire la legalità a partire da noi, dalle nostre vite, senza delegare nulla, consapevoli dei diritti e della dignità della tua vita e di quella degli altri."
Attraverso le testimonianze e le memorie di infermieri, medici e pazienti, Celestini si è reso conto non solo che l'istituzione manicomiale è di fatto ancora attiva, ma sopratutto che le parole e le paure dei "matti" sono ben vive dentro ognuno. Ed è per questo che le storie che vengono raccontate in questo libro hanno il proposito di commuovere e divertire.
Il giorno della liberazione di Roma dentro gli occhi di un ragazzino. Una storia raccontata per trent'anni, poi ramificata nella memoria e nella fantasia, dove il bombardamento di San Lorenzo può stare accanto alla leggenda del barbiere dalle mani belle e il rastrellamento del Quadraro si trasforma nella parabola delle mosche pacifiche e perfette. Il dvd comprende uno speciale con immagini del backstage e l'intervista che Celestini ha fatto a Sisto Quaranta. Il libro non è la ripresa del testo già pubblicato in "Arcipelago", ma comprende il diario delle riprese e la trascrizione del racconto del padre dell'autore sul Quadraro.
Nel giorno della Liberazione di Roma un padre e un bambino avanzano contromano nella folla da Porta Pia verso il Quadraro: nel loro racconto i fatti salienti della guerra a Roma si mescolano al libero scorrere della fantasia narrativa. Il testo nasce da una storia vera raccontata all'autore dal padre, Gaetano Celestini detto Nino. Lo spettacolo "Scemo di guerra" ha esordito alla Biennale di Venezia e questo libro, a differenza degli altri volumi di Celestini pubblicati da Donzelli, non è il testo dello spettacolo ma una versione romanzesca dello stesso spunto.
Ascanio Celestini, teatrante e affabulatore, attraverso materiali della tradizione e della memoria, mette in moto una straordinaria macchina dell'oralità. Accanto a storie più conosciute, legate a personaggi famosi e appartenenti alla tradizione popolare italiana ed europea, si sentono risuonare echi del Vicino Oriente; fino ad arrivare alle fiabe nuove, che raccontano realtà moderne, fiabe che cambiano mentre vengono raccontate. E cambiano proprio perché devono essere raccontate ancora e ancora, con il mutare dell'occasione e del pubblico, come faceva nonna Marianna, che «raccontando, ci metteva davanti agli occhi cose che lei non aveva mai visto, e riusciva a dirci cose che altrimenti non potevano essere dette».