De Luca ci presenta le sue riflessioni sul Vecchio Testamento sotto forma di piccoli racconti. Si tratta, come lui stesso afferma, di un "tentativo di essere lettore di Bibbia in un'epoca fredda". Un lettore che ha studiato per anni, da sé, la lingua ebraica. Ne risultano una lettura e una traduzione del testo sacro assai sorprendenti.
Un uomo e una donna si sono incontrati nel reparto di terapia intensiva che precede un intervento a cuore aperto per entrambi. Si sono dati coraggio promettendosi una scalata in Dolomiti per inaugurare il secondo tempo della loro vita. Il film racconta il loro tentativo di mantenere la promessa risalendo insieme il vuoto di una parete. Edoardo Ponti dirige in montagna e in parete Nastassja Kinski e Enrico Lo Verso che scalano senza avere mai toccato roccia prima delle riprese. Non ci sono effetti speciali. Il risultato è un prodigio di professionismo e di coinvolgimento emotivo. Julian Sands è la perfetta sponda di un rapporto a tre sul filo del precipizio. Il libro: "Il turno di notte lo fanno le stelle". Una sceneggiatura. Un film. Un diario del film. Un'esperienza specialissima che vede De Luca autore d'un soggetto che si trasforma progressivamente in un progetto e in una produzione cinematografica internazionale.
È capodanno e Napoli carica le batterie per la pirotecnica finale. In una stanza giocano a tombola in due, fratello e sorella, ma apparecchiano per quattro. E le presenze arrivano, da un oltremare del tempo.
Un vecchio criminale di guerra vive con sua figlia, divisa tra la repulsione e il dovere di accudire. Lui è convinto di avere per unico torto la sconfitta. Lei non vuole sapere i capi d'accusa perché il torto di suo padre non è per lei riducibile a circostanza, momento della storia. Insieme vanno a un appuntamento prescritto dalla kabbala ebraica, che fa coincidere la parola fine con la parola vendetta. Pretesto sono le pagine impugnate da uno sconosciuto in una locanda.
«Nacer y crecer en Nápoles agota el destino: vaya uno donde vaya, ya lo ha recibido como dote, mitad lastre, mitad salvoconducto.» Un hombre recuerda el verano de sus diez años en un pueblo costero cerca de Nápoles, los años en que se anhela un futuro desde el que sólo se puede mirar atrás. Entre la pesca y los libros, los paseos en solitario y los encuentros con los muchachos del barrio, transcurren sus días, hasta que conoce a una niña sin nombre que le descubre el peso de palabras como amor o justicia.
A los diez años, la edad se escribe por primera vez con dos cifras. La inquietud y el deseo de crecer son más fuertes que la apariencia física; torpe cascarón el cuerpo infantil. Y permanece intacta la necesidad de protección que cura el calor de las historias familiares, la presencia de una madre y el contacto de la mano amiga.
Nombrado escritor de la década por el Corriere della Sera, y galardonado con los premios France Culture, Femina Étranger, Laure Bataillon o Petrarca, Erri De Luca es uno de los autores italianos más leídos y admirados en más de veinte países: «El único escritor auténtico que por ahora nos ha dado el siglo XXI», Corriere della Sera. Su última novela, Los peces no cierran los ojos, lo ha encumbrado de nuevo entre los lectores y la crítica: «Un pequeño milagro», L’Unità; «De Luca nos cuenta qué es crecer con la cruda sensibilidad de la que es un gran maestro», Il futurista.
Il re dei camosci è un animale ormai stanco. Solitario e orgoglioso, da anni ha imposto al branco la sua supremazia. Forse è giunto il tempo che le sue corna si arrendano a quelle di un figlio più deciso. E novembre, tempo di duelli: è il tempo delle femmine. Dalla valle sale l'odore dell'uomo, dell'assassino di sua madre. Anche l'uomo, quell'uomo, era in là negli anni, e gran parte della sua vita era passata a cacciare di frodo le bestie in montagna. E anche quell'uomo porta, impropriamente, il nome di "re dei camosci" - per quanti ne aveva uccisi. Ha una Trecento magnum e una pallottola da undici grammi: non lasciava mai la bestia ferita, l'abbatteva con un solo colpo. Erri De Luca spia l'imminenza dello scontro, di un duello che sembra contenere tutti i duelli. Lo fa entrando in due solitudini diverse: quella del grande camoscio fermo sotto l'immensa e protettiva volta del cielo e quella del cacciatore, del ladro di bestiame, che non ha mai avuto una vera storia da raccontare per rapire l'attenzione delle donne, per vincere la sua battaglia con gli altri uomini. "In ogni specie sono i solitari a tentare esperienze nuove," dice De Luca. E qui si racconta, per l'appunto, di questi due animali che si fronteggiano da una distanza sempre meno sensibile, fino alla pietà di un abbraccio mortale.
A dieci anni l'età si scrive per la prima volta con due cifre. È un salto in alto, in lungo e in largo, ma il corpo resta scarso di statura mentre la testa si precipita avanti. D'estate si concentra una fretta di crescere. Un uomo, cinquant'anni dopo, torna coi pensieri su una spiaggia dove gli accadde il necessario e pure l'abbondante. Le sue mani di allora, capaci di nuoto e non di difesa, imparano lo stupore del verbo mantenere, che è tenere per mano.
Cinque donne stanno nell'elenco maschile delle generazioni tra Abramo e Ieshu/Gesù. Cinque casi unici forzano la legge, confondono gli uomini e impongono eccezioni. Le donne qui fanno saltare il banco, riempite di grazia che in loro diventa forza di combattimento.
"Era felice al vento, lo accoglieva in ascolto.
Era di quelli che afferrano una frase
dove gli altri intendono solo un chiasso."
Mosè, primo alpinista, è in cima al Sinai.
Inizia così il suo corpo a corpo con la più
potente manifestazione della divinità.
E disse: con questo verbo la divinità crea e disfa, benedice e annulla. Dal Sinai che scatarra esplosioni e fiamme, vengono scandite le sillabe su pietra di alleanza. Nell'impeto di un'ora di entusiasmo un popolo di servi appena liberati si sobbarca di loro: "Faremo e ascolteremo". Luogo di appuntamento è il largo di un deserto, dove la libertà è sbaraglio quotidiano. Notizia strepitosa: nell'antico Ebraico, madrelingua, le parole della nuova legge sono rivolte a un tu maschile.
Le donne guardano con tenerezza gli uomini commossi e agitati. Il dito scalpellino che scrive in alto a destra: "Anokhi", Io, è il più travolgente pronome personale delle storie sacre.
È un breve ma intenso e sorprendente racconto sull'assenza paterna: «un dialogo tra figlio e padre che ha bisogno del vuoto intorno e sotto i piedi per raggiungere l'ascolto».