"Chisciotte e gli invincibili" nasce intorno a un tavolo di cucina, chitarra, formaggio, pane e vino con uno scrittore, Erri De Luca, un cantautore e poeta, Gianmaria Testa, e un musicista, Gabriele Mirabassi. La cantata a tre voci si sposta a teatro, sul palcoscenico, e diventa un omaggio ai sognatori che non si arrendono, a quelli che si fanno coinvolgere, che non sono mai spettatori passivi di quanto accade. A quei seguaci delle cause perse che proprio in quanto tali sono invincibili. Ai migratori, gli innamorati, i prigionieri, i suicidi. Nelle parole di Erri De Luca "invincibile non è chi sempre vince, ma chi mai si fa sbaragliare dalle sconfitte. Invincibile è chi da nessuna disfatta, da nessuna batosta si fa togliere la spinta a battersi di nuovo. Chisciotte che risorge ammaccato dai colpi e dalla polvere è invincibile".
Nives Meroi è un'alpinista che ha cominciato una gara appassionante: in competizione con una spagnola, vorrebbe diventare la prima donna a conquistare tutti e quattordici gli Ottomila del mondo. Nives scala con suo marito e con un giovane fotografo, senza portatori d'alta quota, senza usare ossigeno. Il loro rapporto con la montagna è di assoluta purezza. Erri De Luca, anch'egli arrampicatore appassionato, è amico di Nives e la segue da tempo nelle sue imprese. Fin dove può. Sotto la tenda, durante una tempesta, Erri e Nives parlano. Della montagna, della sfida, della fatica, della vita. Fotografie di Veronica Citi.
Napoli, estate deI '43, il cielo non appartiene più alla città, ma ai bombardieri alleati. A luglio il fascismo collassa; in agosto le truppe alleate si avvicinano e a Napoli s'inasprisce l'occupazione tedesca; a settembre la resa dell'esercito italiano, rastrellamenti e deportazioni di uomini: la città sta nella tenaglia di due eserciti, uno dentro e uno fuori. Qui si svolge la vita di nove persone in quell'estate. Età, mestieri e storie differenti, compresse in un assedio, rompono le distanze tra loro e vanno insieme, prima al passo, poi fino al galoppo. La macchina della storia maggiore si chiude a sacco sulle vite individuali, ma ci sono sussulti in cui le singole esistenze spezzano la camicia di forza e inventano la libertà.
Oggi c'è un rinnovato interesse per la Bibbia come libro, al di là delle interpretazioni religiose. De Luca, che per anni ha studiato l'ebraico, da sé, così spiega la sua traduzione e il suo commento: "Ho tradotto quel libro pieno delle più grandi avventure sacre dell'umanità, come se non fosse stato mai fatto prima. Più che attenuto, mi sono appiattito, schiacciato sulla parola ebraica per riprodurla a calco in italiano: compreso per esempio l'ordine della frase o la rinuncia di quella lingua al verbo avere... L'intento è quello di procurare nostalgia dell'originale".
Il drammatico viaggio di un gruppo di emigranti clandestini verso i "porti del nord". Un poema scabro e tragico. La scommessa della parola poetica di fronte a una materia (umana, civile, sociale) quasi "intrattabile" ma che qui diventa disegno delle sorti del mondo. Erri De Luca obbedisce all'urgenza lirico-tragica ampiamente presente nella sua scrittura e disegna un paesaggio sociale e umano profondamente interiorizzato.
Il capitano di un vecchio battello è al suo ultimo viaggio. Sottocoperta un carico di uomini, donne, bambini aspetta di arrivare alle coste italiane. Fra echi biblici e leggende di mare Erri De Luca narra una storia senza tempo calandola nelle vicende di oggi. Un testo scritto per il teatro che ha l'andamento di un racconto.
"Per chi scrive storie all'asciutto della prosa - scrive Erri De Luca l'azzardo dei versi è il mare aperto... è che a cinquant'anni un uomo sente di doversi staccare dalla terraferma e andarsene al largo." L'acqua è l'elemento che domina, visivamente e allegoricamente, la prima metà del libro, ponendo le premesse per la più tellurica consistenza della seconda. Un'acqua che si presenta innanzitutto come elemento primordiale.
Una raccolta di 28 brevi riflessioni su testi della Bibbia frutto delle meditazioni quotidiane dello scrittore. Da un verso biblico analizzato, sviscerato, ascoltato e letto nella lingua originale, Erri De Luca trae spunto per considerazioni profonde e originali sui grandi temi che riguardano l'uomo e l'umanità intera. Dalle sue pagine emerge soprattutto lo stupore per l'immensità del senso che si nasconde anche solo restando alla superficie delle «parole» delle storie sacre.La raccolta è suddivisa in due parti: una dedicata al Nuovo Testamento e una all'Antico Testamento. Le riflessioni sono molto concise e immediate, rispecchiano alla perfezione lo stile del noto autore, «lettore assiduo di scrittura sacra e frequentatore dell'ebraico antico», come egli stesso si definisce.
Destinatari
Questo volume, si rivolge a chiunque desideri arricchire il proprio mondo interiore e il proprio modo di comunicare con Dio. È utile anche per conoscere più da vicino un aspetto particolare e caratteristico di Erri De Luca: il suo amore per la sacra scrittura..
Autore
Il napoletano Erri De Luca ha conciliato impegno politico e sociale con la scrittura e il lavoro manuale. Ha pubblicato presso Feltrinelli: Non ora, non qui (1989), Una nuvola come tappeto (1991), Aceto, arcobaleno (1993), In alto a sinistra (1994), Alzaia (1997), Tu, mio (1998), Tre cavalli (1999), Montedidio (2001). Per «I classici» Feltrinelli ha tradotto e curato Esodo/Nomi (1994), Giona/Ionà (1995), Kohèlet/Ecclesiaste (1996) e Libro di Rut (1999). Ha pubblicato, inoltre, presso altri editori I colpi dei sensi (1993), Prove di risposta (1994), Pianoterra (1995), L'urgenza della libertà (1999) ed Elogio del massimo timore (2000).
Partito da ragazzo per amore in Argentina, si butta nella furiosa lotta clandestina contro la dittatura quando gli ammazzano la sposa. Scende in fondo all'America per salvarsi la vita e impara il rovescio geografico del mondo: quello toccato non è il fondo delle ultime terre, ma il culmine delle prime. Il sud è il cappello, non le scarpe, del mondo. Molti anni e molta fortuna dopo, una donna in Italia gli rinnova in corpo l'amore e l'Argentina insanguinata. Fa il giardiniere, capisce gli alberi e la solitudine. Da un africano immigrato impara che il futuro è pieno di avvisi e che la gratitudine sta tra un coltello e i fiori. Chi cerca in questo uomo un verbo rivolto al passato non lo troverà. Come l'amore, possiede solo il presente.