Questo inedito di Werner Sombart, scritto poco prima della sua morte, delinea il profilo fondamentale di una "sociologia dell'uomo" nel tragico contesto dell'Europa, in particolare della Germania nazista all'inizio della seconda guerra mondiale. Quasi testamento spirituale dell'autore che consegna alla storia i fondamenti della sua antropologia filosofica, l'opera appare come una sorta di protosociologia della persona, all'interno di una riqualificata analisi sociale della cultura. In tale prospettiva essa fa i conti con le portanti fondamentali dello storicismo tedesco e con le acquisizioni più incisive sul versante filosofico del "secolo breve": quel Novecento per tanti versi così inesplorato e all'unisono così affascinante nella sua poliedrica rappresentazione. Restituendo al lettore italiano contemporaneo tale classico, l'autrice cerca di rispondere ad una urgenza non più procrastinabile: recuperare il senso dell'umano.