Tristezza per i beni dell’altro e gioia maligna per i suoi insuccessi: ecco le due emozioni che orientano lo sguardo invidioso. L’invidioso diventa “schiavo dell’occhio”, prigioniero del proprio sguardo.
L’uomo abita il mondo. Abitare è anzitutto abitare se stessi. L’abitare con gli altri, l’etica, è inscindibilmente connessa alla capacità dell’uomo di abitare con sé. Interiorità ed esteriorità sono facce di un’unica medaglia: il limite che le separa va costantemente attraversato.
La qualità della politica è legata alla qualità umana di chi si impegna in essa, alla sua capacità di governare se stesso e di sopportare avversità e opposizioni: come i profeti biblici che, spesso in situazioni storiche di tenebra, hanno saputo creare futuro e dare speranza. E la speranza ha il suo effetto nell’oggi, aiutando gli esseri umani a vivere, a orientarsi e a camminare insieme.
Luciano Manicardi (Campagnola Emilia 1957), biblista, priore di Bose dal 2017, collabora a varie riviste di argomento biblico e spirituale. Attento all’intrecciarsi dei dati biblici con le acquisizioni più recenti dell’antropologia, riesce a far emergere dalla Scrittura lo spessore esistenziale e la sapienza di vita di cui è portatrice. Presso le nostre edizioni ha pubblicato tra gli altri Il corpo (2005), La fatica della carità (2010) e Il vangelo della fiducia (2014).
La vita interiore oggi è ancora possibile? Siamo capaci di abitare noi stessi o stiamo diventando un “non luogo” a noi stessi? L’attuale ipertrofia della comunicazione crea un uomo senza spazio interiore. Siamo sopraffatti da troppa informazione; il mondo ci è offerto istantaneamente, ma siamo incapaci di contemplarlo. La società dei consumi ha abolito la durata, si disimpara a indugiare, ad attardarsi.
La vita interiore ha a che fare con la costruzione quotidiana delle nostre vite, che altrimenti rischiano di scorrere via senza consapevolezza e lucidità. È una dimensione che apre una via, sollecita la ricerca, riguarda quella conoscenza di sé che ha una ricaduta nel rapporto con l’altro. La vita interiore richiede capacità di fare silenzio, di abitare la solitudine. La nascita all’interiorità è nascita alla libertà.
Perché interrogarci sul quotidiano? Tutto avviene nel quotidiano, vi siamo immersi, ma proprio per questo rischiamo di non averne piena coscienza. Il quotidiano è il luogo in cui ci costruiamo come persone e realizziamo la nostra umanità. Il quotidiano interpella anche la nostra fede e il nostro vivere il vangelo Gesù ha fatto della sua osservazione del quotidiano la base del suo insegnamento teologico e dell’annuncio del regno di Dio.
1. Introduzione. Di cosa è fatto il quotidiano
2. Il rapporto con il tempo: vigilanza e attenzione
3. La curiosità e l’esperienza
4. La cura: di sé, degli altri. L’agire di Gesù verso i malati e i sofferenti
5. Il rapporto di Gesù con animali e piante
6. La dimensione dello stupore
7. Camminare. Ridere e piangere
8. Il mangiare e il bere
9. Gesù e gli oggetti quotidiani
Corso tenuto a Bose, 24- 29 luglio 2017
Il tema della complessità è al centro di tutte le teorie classiche della modernizzazione. È uno dei temi che in sociologia è stato affrontato dagli studiosi quando si interrogavano sulle origini della modernità. Il loro interrogativo era sempre: «Come si è arrivati qui, a questa società complessa rispetto a un prima, vissuto come più semplice?» (Chiara Saraceno)
Il termine «complessità», dal latino cum-plectere, «tessere insieme», «intrecciare», indica ciò che è interconnesso, interdipendente. Questa è la condizione della nostra contemporaneità, dell’era planetaria in cui ci troviamo. E questa è anche una delle convinzioni che sostengono l’impianto dell’enciclica "Laudato si’" di papa Francesco, «la convinzione che tutto nel mondo è interconnesso» (Luciano Manicardi)
Prefazione di Enrico Zaninotto
Come parlare del coraggio, se non a partire dall’esperienza nostra e di chi ci sta intorno? Esso non esiste, se non incarnato in una persona coraggiosa. L’invito “non temere”, che attraversa tutta la Bibbia, è promessa che plasma l’esistenza dello stesso Gesù. In lui vediamo ciò che è vero per ognuno di noi: il coraggio ha la capacità di sintetizzare in sé fede, speranza e carità facendone una pratica, facendole divenire azione, vita.
Il viaggio è metafora della vita. Anche la fede può essere descritta come un viaggio. Il credente compie l’umano viaggio della sua esistenza sostenuto dalla fede nella parola del Signore. Il viaggio di Abramo inizia con un atto di fiducia nella parola del Signore che in modo inatteso fa balenare nell’orizzonte della sua esistenza la luce di una meta da raggiungere. Per iniziare il viaggio personalissimo della fede e della propria riuscita umana, occorre il coraggio del non conformismo. Abramo si separa dall’agire comune, dalla logica della folla, delle convenzioni, osa andare controcorrente.