"La donna leopardo" appartiene alla serie dei romanzi moraviani a respiro breve, come "Agostino", "La Disubbidienza", "L'Amore coniugale". È la storia, volutamente priva di soluzione, di un tradimento amoroso, di una sofferenza voyeuristica e di una dolente incapacità di comprensione, e segna uno dei punti più alti della meditazione esistenziale di Moravia: la vita non si conosce e noi non la conosciamo. Pubblicato nel 1991, "La donna leopardo" è ascrivibile a quello che Cecchi definiva "il Moravia migliore".
Pubblicato nel 1941 e prontamente sequestrato dal regime fascista, "La mascherata", il cui protagonista è un dittatore, è uno dei romanzi più originali e apertamente provocatori di Moravia. Apologo satirico scritto con uno stile narrativo tutto azione, rapido e serrato, poggia su una trama politica in cui si intrecciano le vicende dell'amore del generale Tereso Arango e di Fausta e altre storie di rivalità e potere. Scritto nel 1935 dopo un viaggio in Messico, "La mascherata" si avvale di uno scenario da America latina, ma esprime tutte le ambiguità di un'epoca in cui le prospettive politiche si affermavano nelle dittature di Mussolini, di Hitler, di Stalin o nelle democrazie imperialiste e colonialiste francesi e inglesi.
Scritto nel 1965, cinque anni dopo "La noia", "L'attenzione" continua il discorso cominciato nell'opera precedente riproponendo il tema di fondo: l'inautenticità della realtà. La struttura dell'opera è quella del romanzo nel romanzo che sta scrivendo, di cui è egli stesso il protagonista. Il centro della vicenda è un rapporto incestuoso, o che potrebbe divenire tale, tra padre e figliastra. Il padre vive in prima persona la tentazione di infrangere il tabù dell'incesto, mentre lo scrittore si pone come lucido osservatore della tentazione stessa. Ma quando l'uomo si accinge a rivedere il diario che dovrebbe costituire la base del romanzo, si accorge di quanto poco esso rispecchi la realtà che egli aveva voluto riprodurre.
"Gli anni Quaranta sono, per molti versi, uno dei periodi più ricchi della creatività di Alberto Moravia. L'espressione va intesa non solo in senso puramente quantitativo (i ritmi di scrittura moraviani permangono costantemente alti), anche se, già da questo punto di vista, i cinque romanzi ("La mascherata", "Agostino", "La romana", "La disubbidienza", "L'amore coniugale") e i numerosi racconti testimoniano, con la loro stessa mole, di una generosità creativa probabilmente senza pari nel nostro Novecento. Senza pari soprattutto ove si guardi, poi, alla qualità delle opere." (dall'introduzione di Piero Cudini)
Sessantanove 'nuovi' racconti di Moravia, dispersi su giornali, riviste, almanacchi, fra il 1928 e il 1951. Questi racconti, scanditi in tre fasi, ci dicono che Moravia è stato un buon lettore. Pagine di sprofondamento nelle oscurità, nelle caverne della psiche, pagine di avviso che il male è sempre sulle porte dell'anima, e poi paure e dilavate, rivoltate fantasie, dove visioni di moderna civiltà urbana spiovono in un'atmosfera di cifrata irrealtà.
"Oggi, rileggendo questi diari, mi sembra di riascoltare ancora una volta la voce, aspra di Alberto, mi sembra di coglierne la segreta dolcezza. Sono sicura che anche per chi non ha mai sentito la sua voce, questo diario ha oggi un suono e parla all'orecchio con la seduzione di un canto dalla melodia distesa, in cui i ritmi di una intelligenza leonina si perdono nei deserti della memoria." (Dall'introduzione di Dacia Maraini)
"La bella vita" è la prima delle tante raccolte moraviane di racconti. Il libro presenta dunque allo stato nascente le figure, le problematiche, i modelli di una esperienza letteraria tra le maggiori del Novecento italiano. E mentre il giovane scrittore ripensa la propria vita e il proprio ambiente, in piccoli capolavori, illumina anche i molti vizi e le poche virtù della realtà italiana negli anni del fascismo, e getta a grande profondità uno scandaglio sui nodi oscuri dell'esistenza.
"Le ambizioni sbagliate", secondo romanzo di Moravia, riassume in sé le tematiche caratteristiche di tutta l'opera successiva dello scrittore romano: da un lato la ricca borghesia di Roma, dall'altro figure contrassegnate da atonia morale, snobismo, bassa avidità di denaro, piatta sensualità.
Questo volume contiene gran parte dei racconti scritti da Moravia tra il 1927 e il 1951, già variamente distribuiti in raccolte più brevi. I primi risalgono agli anni in cui Moravia lavorava al suo primo romanzo "Gli indifferenti" (1929) e denotano la maturità tecnica ed espressiva dell'autore.