"Il libro di Giovanna Rosadini segue il flusso delle Parashot, le suddivisioni settimanali del Testo, Torah. Una buona indicazione di lettura è fare filatteri del testo: ritagliare i versi come fossero stringhe, appoggiandole nelle tasche, per vedere che presa hanno nei vostri giorni. Che livello di invasione nella sorte posseggono quelle parole [...] I versi che ho ritagliato, li ho inseriti nel cuscino: per capire in quale notte mi avrebbero gettato, lo scandaglio avrebbe misurato la lontananza che mi annienta da Dio? Ripercorrere i giorni di Giovanna Rosadini significa esprimerli, certo, ma redimerli. Come chi riviva un'esistenza smussando astuzie e dolori. Allora è questa richiesta di benedizione la letteratura?" (Davide Brullo)
Il "risveglio" citato nel titolo della raccolta evoca una drammatica ed estrema vicenda personale: nel maggio 2005, in seguito a un banale intervento medico, l'autrice finisce in coma, e solo dopo un lungo percorso di riabilitazione la sua esistenza ritrova una forma di "normalità", per quanto la relativa disabilità acquisita risulti alla fine permanente. In una recente intervista la poetessa così rievoca la genesi del libro: "Unità di risveglio è il diario-racconto in versi, fra speranze e paure, del mio ritorno alla vita a seguito di questa esperienza... Di come io abbia cercato di trasformare lo choc per quanto mi è successo, e per la mia nuova condizione, in un nuovo punto di partenza... Ribaltando la rabbia e il lutto per la perdita in ragioni di forza. Entrando a far parte di un mondo, quello della malattia, della sofferenza, dell'insufficienza fisica, che prima mi era totalmente sconosciuto, un mondo sorprendentemente giovane, ricco di umanità ed empatia. Trovando finalmente il coraggio, io che scrivo da sempre, di legittimarmi compiutamente questa parte di me stessa".