Per raccontare la propria storia personale, ma anche la storia di una famiglia affatto speciale e di una generazione, Clara Sereni scruta se stessa e i personaggi attraverso il cibo che mangiano e il come lo mangiano. Cosi la minestra dei Sette Grani evoca una maternità e una frittata di zucchine può diventare l'immagine di una frattura storica. La cucina è il luogo dove la donna trova conferma del proprio destino e del desiderio di superarlo, è il luogo dove diventa esplicito lo scontro tra padri e figli, schiacciati dalla memoria delle grandi cuoche di casa, vere o supposte; ma è anche il laboratorio dove si pratica un'attività combinatoria di ricerca e di scoperta. Per questo il racconto è intarsiato di ricette vere.
Pietro ha tredici anni e scrive a Marianna, unica interlocutrice, una presenza sfuggente, anche eroticamente. Scrive perché ha assolutamente bisogno di raccontare, di evocare desideri, di squadernare misteri, di dare una forma al caos della sua vita famigliare. Pietro e la sorellina, la "mocciosa", sono in balia dei genitori che si detestano e di un'anziana coppia di bigotti ipocriti, i Nespola, ai quali vengono spesso affidati. Vicini di casa e legati alla madre da un oscuro legame di dipendenza, i Nespola pregano, tramano nell'ombra e sparlano del padre. È anche colpa loro - Pietro ne è convinto se i genitori sono sempre più in ostili. Serve giustizia. A tutti i costi.
Il romanzo è un'esplorazione attenta della prima realtà verso le sorgenti non inquinate della vita. L'isola nativa rappresenta una felice reclusione originaria e, insieme, la tentazione delle terre ignote. L'isola, dunque, è il punto di una scelta e a tale scelta finale, attraverso le varie prove necessarie, si prepara qui, nella sua isola, l'eroe ragazzo-Arturo. E' una scelta rischiosa perché non si dà uscita dall'isola senza la traversata del mare materno; come dire il passaggio dalla preistoria infantile verso la storia e la coscienza.
A questo romanzo (pensato e scritto in tre anni, dal 1971 al 1974) Elsa Morante consegna la massima esperienza della sua vita "dentro la Storia" quasi a spiegamento totale di tutte le sue precedenti esperienze narrative: da "L'isola di Arturo" a "Menzogna e sortilegio". La Storia, che si svolge a Roma durante e dopo la seconda guerra mondiale, vorrebbe parlare in un linguaggio comune e accessibile a tutti.
Frate Matthew è costretto a lasciare il convento di Saint Albans per aver dato ospitalità a una donna accusata di stregoneria. Lo attende un lungo viaggio attraverso l'Europa sino alla valle che oggi chiamiamo di Gressoney. Porta con sé una sinistra profezia che riguarda la piccola comunità walser di Felik. E quando giunge ai piedi delle montagne di ghiaccio, si accorge che una strana atmosfera regna su quel villaggio, dove il cuore di tutti sembra essersi inaridito... Milano, 1226. Lasciate alle spalle quelle aspre montagne, Matthew giunge sino a Milano, dove ritrova un po' di quiete a San Simpliciano. Ma sarà proprio l'abate di quel monastero ad affidargli un difficile incarico: investigare sul ritrovamento del cadavere di una giovane donna...
Le chiacchere della provincia, l'andamento di un mondo chiuso e cocciuto, gli amori e i tradimenti fanno da sfondo alla lotta tragicomica di un piccolo intellettuale di provincia contro gli angusti limiti del suo orizzonte, in un contrasto sempre più stridente con le drammatiche realtà di un "fuori" altro e lontano. Protagonista è un ex professore in pensione che recensisce la narrativa italiana su un giornale del ponente ligure, un dimesso travet della cultura che ogni mattina recita versi incompresi ai concittadini bottegai, che dopo una bevuta e una nuotata legge i libri e ci riflette e ci si arrabbia. Intanto scoppia la guerra in Iraq, la solitudine incombe e la famiglia s'incrina, ma lui rimane testardamente attaccato alla sua vita di carta.
Da Melville a Brando, da John Ford a Diane Arbus, da Faulkner a Cary Grant, da Monument Valley all'utopia di Arcosanti. Irene Bignardi, che gli Stati Uniti li ha frequentati assiduamente da studentessa, da curiosa, da appassionata di letteratura, di cronache e di cinema americano, ha raccolto le esperienze accumulate nel corso di venticinque anni di giornalismo culturale seguendo un percorso libero. E ci propone con le sue cinquanta storie una vivace e ironica cronaca letteraria e il quadro divertente e appassionato di un'America talvolta imprevedibile, ma sempre tumultuosamente creativa.
A vederlo da lontano, Belcolle sembra un paese da cartolina, una barca arenata su una montagna verde, e sullo sfondo il mare di Cefalù. Ma da vicino è ben altra cosa: d'inverno è gelido e nevoso, e per tutto l'anno è abitato da persone taciturne e diffidenti, "genti di montagna". Son cinque anni che il maresciallo Antonio Brancato, "un omo preciso al quale piaciva che tutto stava al posto indovi doviva stare", è a capo della Stazione dei Carabinieri di questo isolato paesino siciliano. Cinque anni non facili, ma durante i quali il maresciallo Brancato è riuscito a guadagnarsi la confidenza e la stima dei belcollesi. Forse addirittura troppo, infatti ormai tutti lo cercano, anche a sproposito, per ogni problema...
"La tregua", seguito di "Se questo è un uomo", è considerato da molti il capolavoro di Levi: diario del viaggio verso la libertà dopo l'internamento nel Lager nazista, questo libro, più che una semplice rievocazione biografica, è uno straordinario romanzo picaresco. L'avventura movimentata e struggente tra le rovine dell'Europa liberata - da Auschwitz attraverso la Russia, la Romania, l'Ungheria, l'Austria fino a Torino - si snoda in un itinerario tortuoso, punteggiato di incontri con persone appartenenti a civiltà sconosciute, e vittime della stessa guerra. L'epopea di un'umanità ritrovata dopo il limite estremo dell'orrore e della miseria.
Gli orrori della persecuzione fascista e razzista, la crudeltà della storia, l'incantesimo dell'infanzia e la felicità del sogno: sono gli elementi intrecciati con grazia e eleganza, di questo romanzo triste e dolcissimo. La prima edizione del romanzo è del 1962.
All'inizio del VI secolo d.C. Milano è per popolazione e ricchezza la seconda città d'occidente dopo Roma. Il paese prospera, e i due popoli convivono senza problemi malgrado le differenze religiose. Nel 535 d.C. l’Imperatore Giustiniano, che mira alla riconquista dei territori perduti in occidente, muove guerra contro i successori di Teodorico. In due anni di guerra l'esercito imperiale comandato da Belisario conquista la Sicilia, l’Italia meridionale e Roma. Milano, che vuole schierarsi con gli Imperiali, invia a Roma una missione a chiedere aiuto militare. Belisario, che ha vinto la battaglia per Roma, invia nella primavera del 538 d.C. un distaccamento in appoggio agli insorti Milanesi. Questi compiono ogni sforzo per mettere la città in condizione di sostenere un assedio. Formano una milizia volontaria e combattono insieme agli Imperiali. La punizione per il tradimento non si fa attendere: nell’estate del 538 d.C. un esercito di Ostrogoti e Burgundi, comandato da Uraia nipote di re Vitige, cinge d’assedio la città, bloccando ogni possibilità di rifornimento. Inizia così un'agonia di molti mesi. Infine, nel marzo 539 d.C. Uraia impone la resa senza condizioni; la città viene distrutta, la popolazione maschile massacrata, e le donne vengono cedute in schiavitù. Milano viene rasa al suolo, e quando nel 568 d.C. i Longobardi conquisteranno la regione sceglieranno come capitali Pavia e Monza. Il romanzo ha per sfondo storico i tre anni, dal 537 al 539, in cui si consuma la tragedia di Milano.