Il romanzo racconta la storia di una donna bellissima e audace, che attraversa gli anni difficili del '900, cercando di aver salde in mano le redini del potere. Naturalmente alla fine il mondo sfuggirà al suo controllo, come la sua incantata bellezza sfiorirà impietosamente, ma la lotta tra amore e potere, che si combatte nella sua stanza, è appassionata e crudele e Isabella ne è per lungo tempo al centro come una torbida e inquietante eroina.
"Scrivendo "La Vita eterna" volevo vendicare i partigiani contadini, il loro destino oscuro, senza gloria. Poiché il capo delle SS di questa zona dell'Italia di cui parlo nel libro fu scoperto quando "La vita eterna" fu tradotta in tedesco, e fu citato in processo, e morì la notte della prima udienza, mi piace pensare "La vita eterna" come un colpo di fucile sparato dall'Italia alla Germania per colpire un nemico della mia gente. La procura di Verona aveva incluso "La vita eterna" tra i documenti a suo carico". (Ferdinando Camon)
Cosa sarebbe stato il cammino dell'essere umano senza l'utopia, senza la spinta a sfidare l'ignoto, a inseguire un ideale, a sognare un mondo meno ingiusto e più solidale? Riaffermando il vero significato dell'utopia - che non è l'irrealizzabile, ma qualcosa che non si è ancora realizzato - l'autore spazia in diverse epoche e luoghi, dall'Europa all'America Latina, narrando le esistenze di uomini e donne che hanno sacrificato tutto, anche la loro stessa vita, all'ideale utopico.
Questo volume contiene un'introduzione di Luigi Malerba e le seguenti opere di Cesare Zavattini: Parliamo tanto di me; I poveri sono matti; Io sono il diavolo; Totò il buono; Ipocrita 1943; Come nasce un soggetto cinematografico; Straparole; Toni Ligabue; Non libro; Stricarm'in d'na parola; Le voglie letterarie; Al macero; La notte che ho dato uno schiaffo a Mussolini; La veritàaaa; Gli altri.
Landolfi offre ai lettori, in questa silloge di "esercizi di stile", le storie di un nobiluomo che usa la spada avita per tagliare in due la fanciulla che ama in una sorta di rito dolcissimo e struggente; la relazione accademica di un cane - che è un professore arzebeigiano e risponde al nome di Onisammot Iflodnal - il quale annuncia a un pubblico parecchio irritato che anche gli uomini, sebbene non tutti, intendono, sentono, pensano; una cronaca brigantesca che già nell'epigrafe, tratta da Michael Kohlhaas, evoca atmosfere kleistiane; il solo apparentemente comico "Il babbo di Kafka", in cui l'ironia vela a malapena risvolti dolorosamente autobiografici.
Ora con tenerezza, ora con sensualità, nostalgia, rimpianto, struggimento, rancore, ferocia o delirio, diciassette personaggi maschili attraverso diciassette lettere ad altrettante figure femminili, tessono i fili di un'insolita trama narrativa fatta di cerchi concentrici che paiono allargarsi nel nulla, povere voci monologanti forse avide di una risposta che non potrà mai venire. Ad esse risponde infine, raccogliendo le diverse vicende in un romanzo epistolare polifonico, una voce femminile distante, implacabile e allo stesso tempo colma di pena per loro. L'insieme è un percorso tra le passioni umane dove l'amore è l'illusorio punto centrale, in realtà punto di fuga che conduce verso le zone più oscure dell'animo.
Che fine ha fatto la casalinga di Voghera? C'è ancora? Ha ancora diritto di parola? Ebbene sì. L'eternamente giovane Arbasino prende a prestito la ritmica del rap per satireggiare, sbeffeggiare, giudicare, cantare, miscelare cultura, prendersela con l'Election Day, la Devolution Way e il Cavaliere, in una giostra che, nulla risparmiando a nessuno, diventa un concerto scatenato di improvvisazioni su quel che passa dal brulicante convento che è diventata la realtà. Arbasino piega i canoni dei musicisti rap per rappresentare il bestiario epocale del presente. Evoca tutti i fantasmi italici con disincanto e ferocia, facendo rimare irriverenza con intelligenza.
Il romanzo è ambientato nel 1200, in un paese delle Alpi, sotto il Monte Rosa. Gli abitanti appartengono a un gruppo etnico proveniente dalla Svizzera, quello dei walser e prosperano dedicandosi ai commerci e in particolare a quello della lana. Ma la prosperità li ha resi gretti e aridi, sordi ai bisogni dei più sfortunati. Tra loro spicca Hermann, assetato di denaro e potere, disposto a tutto pur di ottenere la nomina di vassallo dal signore del luogo. Ma un grave pericolo incombe sulla comunità. Lo sa frate Matthew che, partito dall'Inghilterra per un pellegrinaggio di purificazione, vede in sogno il destino che li minaccia e decide di modificare il suo viaggio per avvertirli.
Uscita nel 1992 al termine di una lunga querelle filologica, la Pléiade di Fenoglio a cura di Isella rappresenta un tassello importante per qualsiasi letteratura fenogliana. In questa nuova edizione vengono integrati gli "Appunti partigiani", reperiti fortunosamente nel 1994. Questo volume contiene: Premessa; La lingua del "Partigiano Johnny"; Cronologia; I ventitrè giorni della città di Alba; La malora; Un giorno di fuoco (racconti del parentado); Primavera di bellezza; Il partigiano Johnny; L'imboscata; Una questione privata; I penultimi; Gli altri racconti; Appunti partigiani '44-'45; Itinerario fenogliano; Schede critiche; Bibliografia a cura di Barbara Colli.
In "Storie della preistoria", Moravia narra le avventure e disavventure di una grande folla di animali umanizzati. O meglio: di uomini che si nascondono dietro una maschera animalesca. Ma le sue storie, libere da schematismi e da certezze usurate dal tempo, si propongono piane, efficaci, più spesso esilaranti, per una lettura accattivante e per un'interpretazione autonoma e personalissima.