Scritto nel 1906 e considerato il romanzo di esordio di Musil, la storia, di ispirazione autobiografica, narra attrverso crudi episodi sadomasochistici e avventure intellettuali, il momento di passaggio dall'adolescenza alla virilità nella crisi della società mitteleuropea. Come scrisse lo stesso Musil, in quest'opera risiede la chiave dell'"Uomo senza qualità": l'assenza di sentimento, di morale e di "esperienze" di Toerless, lo rende nostalgico, vuoto. Parabola di profonda attualità, nei tratti psicologici del giovane protagonista si delinea il fiero e consapevole rifiuto di un patrimonio di valori svalutato, paragonabile al vuoto "ideologico" e alla noia esistenziale di molti giovani di oggi.
Una raccolta di fiabe presentate da Maria Teresa Orsi. Sono testi di vario tipo, principalmente apologhi morali, non raramente percorsi da una vena metafisica e surreale come in questo caso. Divise per provenienza geografica (Nord-Est, Centro e Sud-Ovest del Giappone, con forti differenze di temi e di stile), danno un quadro affascinante di un patrimonio favolistico peculiare e assai diverso dalla tradizione occidentale.
Il romanzo in cui si elabora e si orchestra la fine dell'Impero.
Il volume si apre con quella che l'autore chiama la quarta "svolta", cioè il lungo e talvolta faticoso cammino che ha portato il Giappone dagli inizi dell'Ottocento alla modernità e al suo inserimento in un contesto mondiale. L'autore analizza le varie correnti di pensiero; tratta di grandi scrittori ma segue con attenzione anche alcuni minori; non trascura la linfa sotterranea della produzione disimpegnata che ruota ancora attorno ai quartieri di piacere e al mondo del teatro; segue idealmente i pionieri che vennero in Europa e che riportarono in Giappone un bagaglio di nozioni e di esperienze di enorme valore; propone di leggere la storia culturale del periodo attraverso una mappa delle "generazioni" che hanno contribuito a formare il Giappone moderno.
Un «cuore pensante» testimonia la propria fine in un campo di concentramento. Accanto al Diario di Anna Frank, uno dei documenti indispensabili sulla persecuzione degli ebrei.
«Se Etty insiste a ripeterci che tutto è bello, è perché un’ebraica volontà di vivere fino in fondo vuole questo in lei. Un rivestimento ideale, poetico, ricopre in lei la solida, l’irriducibile, l’intima forza ebraica» (Sergio Quinzio).