
Un acrobata dell'esistenza insegue la verità scientifica per poi tradirla in cambio di due parole: leggerezza e silenzio. L'esordio di Giuseppe Longo, docente di teoria della informazione all'Università di Trieste, ha le mosse di un giallo. Il protagonista insegue l'Enigma, una macchina per la descrittazione universale, cioè in grado di decodificare qualsiasi messaggio a prescindere dal codice usato. Studiato da un professore estone negli anni Trenta, l'Enigma fu poi, forse, realizzato dal III Reich come arma di controspionaggio. La ricerca diventa un giallo, una ridda di ipotesi cosmologiche, un persorso geografico e letterario nella mitteleuropa, nel quale si mescola il vissuto e l'angoscia esistenziale del protagonista.
Nelle settimane che in Germania seguono la fine della guerra, Hans Schnitzler torna al suo paese, e lo trova segnato da una rovina che è anche e soprattutto morale. I sopravvissuti sembrano murati in un sentimento di egoismo e di indifferenza. Il reduce troverà un barlume di solidarietà e di affetto soltanto in una donna che ha perso il figlio da pochi giorni, e sopravvive vendendo al mercato nero il poco che le è rimasto. Su questa "Germania anno zero" veglia un angelo che sembra non avere più parole, e tace sulla freddezza e sulla brutalità che sono scesi sul mondo. Scritto negli anni '40, sulla base di una evidente esperienza autobiografica (il giovane Boll tornava dal fronte russo), questo romanzo è stato pubblicato nel 1922, dopo la morte dell'autore.