L'antologia nasce dall'ipotesi che una generazione di poeti italiani attesti, in modi differenti, il nuovo rapporto dell'uomo con la natura, che segna l'età di transizione in cui ci troviamo, definita da Anati come il "tramonto dell'era meccanica". Il volume comprende poesie di Mario Baudino, Roberto Carifi, Giuseppe Conte, Rosita Copioli, Maurizio Cucchi, Milo De Angelis, Valerio Magrelli, Roberto Mussapi e Umberto Piersanti.
Il volume presenta criticamente l'intera produzione poetica di Gozzano. E' introdotto dalla prima raccolta in versi pubblicata dal poeta, La via del rifugio (1907), che gli assicurò successo di pubblico e di critica. A questa segue I Colloqui, del 1911, contenente alcune delle sue composizioni più note e dove meglio si definisce la poetica di Gozzano. Una terza parte riguarda le Poesie sparse, raccoglie versi rimasti manoscritti, o apparsi su periodici e giornali, oppure di incerta attribuzione ancora in tempi recenti. L'ultima sezione comprende le Epistole entomologiche, poemetto in endecasillabi rimasto incompiuto.
Questa antologia, concepita da Raffaele Cantarella per raccogliere in ordine cronologico i testi più rappresentativi di una tradizione poetica millenaria, è il frutto di un minuzioso lavoro di ricerca e selezione, condotto con acume filologico e raffinata sensibilità estetica. Nata come "nuova Roma", Bisanzio non ne ha soltanto ereditato il potere politico e la tradizione giuridica, ma è stata anche la culla di una civiltà profondamente originale, capace di innestare nel patrimonio letterario greco l'energia spirituale del Cristianesimo. Seguire gli sviluppi della poesia, sia di carattere profano che di ispirazione religiosa, attraverso gli oltre undici secoli della storia bizantina, non può che arricchire di nuovi spunti la conoscenza di un periodo cruciale per il fiorire dell'Europa moderna. L'antologia di Cantarella facilita l'orientamento del lettore all'interno di questa vastissima produzione, fornendo per ogni poeta una premessa critica e apposite informazioni bibliografiche. L'aggiornamento dell'opera da parte di Fabrizio Conca ha riguardato, oltre che gli apparati di note e le bibliografie, anche i testi e le traduzioni.
"Il gioiosamente dissacrante Prévert ha questo di bello in più, a rileggerlo oggi: che, senza averlo voluto o saputo a suo tempo, con la sua vivacità dissacra la dissacrazione salita in onore negli anni successivi, in tanti un po' dovunque premessa d'obbligo al fare poesia, poetica condizionata e condizionante e perciò monotona e monocroma nei suoi argomenti e nelle sue applicazioni. (...) Questo "gaspilleur" delle proprie risorse naturali, questo dispensatore di sorpresa e di ilarità, sorprende ed è irresistibilmente comunicativo, a luci spente e musiche svanite, ancor oggi: come ai loro bei tempi Chaplin e René Clair." (Vittorio Sereni)