Sparare poesia
dalle ribalte e dalle pedane,
per passione
del verbo magico guaritore.
Poesie del xx secolo
scelte da Guido Ceronetti
“Noi siamo gli smaniosi della fretta.
Ma, sapete, è un’inezia
In quel che eterno permane
Il fuggire del Tempo.
Ogni precipitarsi è già morto:
Da ciò che sta fermo ci viene
L’iniziazione.
Gioventù, non dissolvere
Nella velocità il tuo animo,
Non forzarti a volare.
Perché riposo è tutto:
L’oscuro e il luminoso,
Il libro, il fiore”.
(Rainer Maria Rilke)
Guido Ceronetti (Torino 1927), saggista, uomo di teatro, ma soprattutto poeta e traduttore di poeti, da tempo immemorabile è noto al pubblico italiano per i suoi sagaci commenti dalle colonne de La Stampa e per le sue versioni letterarie di alcuni tra i più impegnativi libri della Bibbia, come i Salmi, il Qohelet e il Cantico dei Cantici.
Si tratta di una ricca antologia che attraversa tutta la poesia italiana contemporanea, per rintracciare e raccogliere i segni di quella ricerca di Dio che ha segnato, nonostante le contraddizioni e le asprezze di un secolo che ha visto nascere ideologie atee e profeti della “morte di Dio”, anche il Novecento. Una selezione di oltre 70 poeti, che ripropone i nomi più famosi, ma offre anche ricchezze inaspettate tra i “minori”, spesso sconosciuti al grande pubblico.
Nato a Navacchio [Pisa] nel 1914. Professore di letteratura moderna e contemporanea nell'Università di Firenze, ha pubblicato numerosi saggi critici, tra cui: Il senso della lirica italiana (1952), Leopardi (1962), Poesia italiana del Novecento (1965), La poesia come funzione simbolica del linguaggio (1972). E' stato un poeta, maturato nel clima dell'ermetismo fiorentino: La figlia di Babilonia (1942), Il corvo bianco (1955), Torre di Arnolfo (1964), Stato di cose (1968), Antimateria (1972).
Raccolta di ispirazione patriottica dedicata al compito di ridare dignità, attraverso il mito del ritorno del giovane re Sebastiano, a un Portogallo oramai sconvolto e imbarbarito dai fascismi, portoghesi e no, che si stanno propagando in tutta Europa. "Messaggio", composto in un arco di tempo di oltre vent'anni, è l'unica opera in portoghese pubblicata in vita da Fernando Pessoa con il suo proprio nome. Ma è al tempo stesso opera fondamentale per "decodificare" Pessoa: l'uomo sradicato che si è rifugiato "nel tono minore di una condizione impiegatizia assunta a metronomo di una vita angosciosamente sola, senza famiglia, senza donna, senza Dio".
Un poeta appartato - vive ad Aci Bonaccorsi tra gli aranci, ha pubblicato finora un solo libro di versi - lavora in una vivace biblioteca ed è aggiornato su quanto si pubblica nel mondo. La sua poesia recupera il rapporto tra uomo, natura, mare, cielo, destino ed è oltre la convenzione lirica contemporanea.